sabato 20 dicembre 2014

Orit Halpern: Beautiful Data. A History of Vision and Reason since 1945 - Duke University, January 2015


Beautiful Data is both a history of big data and interactivity, and a sophisticated meditation on ideas about vision and cognition in the second half of the twentieth century. Contending that our forms of attention, observation, and truth are contingent and contested, Orit Halpern historicizes the ways that we are trained, and train ourselves, to observe and analyze the world. Tracing the postwar impact of cybernetics and the communication sciences on the social and human sciences, design, arts, and urban planning, she finds a radical shift in attitudes toward recording and displaying information. These changed attitudes produced what she calls communicative objectivity: new forms of observation, rationality, and economy based on the management and analysis of data. Halpern complicates assumptions about the value of data and visualization, arguing that changes in how we manage and train perception, and define reason and intelligence, are also transformations in governmentality. She also challenges the paradoxical belief that we are experiencing a crisis of attention caused by digital media, a crisis that can be resolved only through intensified media consumption.

Review

"Beautiful Data is a wonderful book, deeply engaging and full of compelling insights. Reading across fields, disciplines, borders, and issues, Orit Halpern chronicles the emergence of a new way of thinking about the world for the digital moment. It is crucial reading for anyone interested in the new directions in which the humanities, the arts, and education are moving."
(Priscilla Wald, author of Contagious: Cultures, Carriers, and the Outbreak Narrative)
"From the title to the last page, Orit Halpern experiments with a heady mix of memory, speculation, and the physical world. Beautiful Data starts with the early days of cybernetics, back when the nascent discipline was undisciplined, roaming through the world, as much about architecture and design as it was about mathematics, physics and the functioning of the brain and body. Halpern then pushes on that openness, exploring design in the work of Kepes and Corbusier, up on through the vast new Korean smart-city Songdo, always returning to the control of data as it restructures our archival past and sketches our possible futures. An ambitious book, Beautiful Data is like a light pipe, pumping an ever-changing flow of new ideas about data and feedback in sudden and productive combination."
 
(Peter Galison, author of Einstein's Clocks, Poincaré's Maps: Empires of Time)

About the Author

Orit Halpern is Assistant Professor of History at the New School for Social Research and Eugene Lang College.

giovedì 18 dicembre 2014

Mikhail Khazin: Intervista collettiva a cura della Vineyard of the Saker Community @ The Vineyard of the Saker.it

page2image12624

Mikhail Khazin: Intervista collettiva a cura della Vineyard of the Saker Community @ The Vineyard of the Saker.it Read more @ Saker

Mikhail Khazin: Biografia


Mikhail Khazin è nato a Mosca nel 1962. Ha completato il corso integrale di studi matematici a Mosca. Nei successivi dieci anni ha condotto seminari matematici in varie scuole ed insegnato agli studenti dei corsi di matematica. Non riuscendo a guadagnare l’ammissione alla facoltà di Meccanica e Matematica dell’Università Statale di Mosca per i profili etnici in vigore nel periodo, si è iscritto alla facoltà di Matematica della Università di Yaroslavl. Nel 1980 si è trasferito al dipartimento di Teoria della Probabilità della facoltà di Meccanica e Matematica dell’Università Statale di Mosca.
Dopo aver conseguito la laurea universitaria nel 1984, Khazin ha lavorato nel laboratorio di Matematica Computazionale dell’istituto di Chimica Fisica dell’Accademia delle Scienze della URSS. Nel 1989 è stato assunto al direttorato centrale di statistica dell’istituto  per le ricerche Economiche e Statistiche della URSS. Nel 1992, insieme ai suoi amici studenti, Khazin ha lavorato come capo del dipartimento di Analisi in una delle più grandi banche della Russia, la ELBIM Bank.
Nel 1993, Khazin è entrato nell’amministrazione pubblica. Ha lavorato prima nel centro per le Riforme Economiche, creato da Yegor Gaidar allo scopo di stabilire le basi teoriche delle riforme, poi al ministero russo dell’Economia, sotto i ministri A. Shokhin e poi E. Yasin. Nel frattempo, iniziarono ad emergere dissapori con la cosiddetta squadra di Gaidar, dovuti ad una crescente evidenza di appropriazioni indebite di fondi governativi, di sabotaggi e di flagrante corruzione da parte della squadra di Gaidar.
Nel marzo del 1997, Khazin è diventato vicedirettore al direttorato Economico della amministrazione Presidenziale. Nel giugno 1998 fu licenziato dal servizio pubblico per i suoi tentativi di combattere la corruzione durante le privatizzazioni (in altre parole, per essersi opposto alla squadra di Summers-Chubais) e di evitare le politiche governative che condussero al default del 1998. Khazin rimase disoccupato per due anni e per dieci non gli fu permesso di lasciare la Russia.
Dall’estate del 2000, Khazin ha lavorato come consulente. Il 10 settembre 2001, partecipando ad un forum della rivista Ekspert ed analizzando la situazione economica degli Stati Uniti, previde una probabilità molto alta per un attacco terroristico organizzato dalle autorità statunitensi allo scopo di spiegare il peggioramento delle condizioni economiche del Paese.
Khazin ed i suoi collaboratori stavano a quel tempo elaborando la teoria delle moderne crisi economiche. All’inizio del 2002, Khazin ha pubblicato un articolo con le nozioni di base della crisi strutturale negli USA che ha delineato l’andamento della crisi corrente. Il 2004 ha visto la pubblicazione del libro “Tramonto dell’Impero del dollaro e la fine della Pax Americana”, scritto nel 2003 in collaborazione con A. Kobyakov.
Dal 2002 Khazin è stato presidente della società di consulenza Neokon, specializzata soprattutto nella pianificazione strategica delle crisi. Ha indagato attivamente la teoria economica all’interno di uno schema di avanzata comprensione dei moderni meccanismi economici a cui ci si riferisce come “neoeconomia”. Attualmente Khazin trova interesse principalmente nello studio delle proporzioni strutturali di economie e di prezzi dopo una crisi. Molti suoi articoli ed interviste su problemi economici sono apparsi su vari mezzi di comunicazione.

Banca Centrale, Banche

Domande (cfr. T1 - Princeton-  NJ / Malcolm Donald James - Canada / Vic - Northern Ireland / Roxz - Sweden / Colin McKay - Australia)

1) Per quanto riguarda la Banca Centrale Russa, chi la possiede e a chi vanno i suoi utili?
2) Gli stranieri hanno un ruolo al suo interno o influenzano la capacità della banca di immettere liquidità nell'economia russa?
3) Il governo russo detta le politiche della banca? (Il governo e la Banca Centrale Russa n.d.r.) Hanno le competenze per creare un sistema, basato sul rublo, alternativo alle istituzioni finanziarie occidentali come lo SWIFT, la Visa, ecc..?

4) Com'è attualmente strutturata in Russia la fornitura di valuta nazionale? 
5) Perché la Banca Centrale Russa dipende ancora per l'emissione di rubli dalla accumulazione di dollari statunitensi ed, in futuro, questa politica potrà cambiare?
6) E questo come potrà influenzare il finanziamento dell'economia nazionale russa bastato su fonti interne come la Sberbank al posto degli investimenti stranieri?

Risposta: C'è una legge che stabilisce l'indipendenza della Banca Centrale dal governo.
Teoricamente, la Banca Centrale avrebbe il diritto di impostare le sue politiche monetarie e le sue regole per la creazione di denaro. Ci sono tuttavia due limitazioni. La prima sono i dettami del FMI. Da quando la Federazione Russa ha firmato un accordo con questa organizzazione, la Banca Centrale vede se stessa come strumento principale per la implementazione dell'accordo. Naturalmente, questo dipende molto dalle personalità: mentre con un eminente banchiere e statista come Gerashchenko alla sua guida, le politiche della Banca Centrale erano relativamente indipendenti dalle influenze esterne, con Ignatiev e Nabiullina la situazione è cambiata e si cerca piuttosto di non discutere con il FMI.
La seconda limitazione è il Concilio Nazionale Bancario, che include numerosi rappresentanti provenienti dall'ufficio presidenziale, dal governo e dal parlamento. Fino a poco tempo fa vi ha giocato un ruolo chiave Alexei Kudrin, amico personale del presidente Putin e vicino all'ambiente dell'FMI in Russia.
Oggi, la situazione sta lentamente cambiando. È già chiaro che la vecchia politica della Banca Centrale, quella che rifletteva la visione dell'FMI nella sua forma più ortodossa, non produce i risultati desiderati e, nel Paese, crescono le critiche sulle politiche seguite dalla Banca Centrale e dal governo. Tuttavia, finora, la dirigenza della Banca Centrale ha retto le critiche pubbliche e non intende cambiare le proprie politiche. Allo stesso tempo, il governo preme sulla Banca Centrale per raggiungere suoi specifici risultati. In particolare, la svalutazione del rublo negli ultimi due mesi è dovuta, in gran parte, alle troppo ottimistiche promesse governative di una crescita economica che chiaramente non c'è. Nel tentativo di stimolarla, la Banca Centrale è andata contro il suo mandato di base, quello di assicurare la stabilità della valuta nazionale.
Anche la politica degli investimenti della Banca Centrale è stirata dalle opposte forze delle regole del FMI e dalle necessità economiche del paese. Sotto la guida di Gerashchenko, la Banca Centrale è stata molto attiva nell'incrementare il capitale domestico (dalla fine del 1998 fino al 2003, la riserva M2 di denaro è aumentata di quasi 10 volte, in termini di PNL, dal 4% al 40%, e di circa 15 volte in termini assoluti). Dopo Gerashchenko, la Banca Centrale ha seguito una stretta politica tesa ad evitare che il rublo diventasse un veicolo indipendente di investimento (in conformità dei principi del sistema di Bretton Wood, in cui il dollaro è l'unica fonte di investimento). Oggi è diventato chiaro che non ci saranno investimenti stranieri in Russia ad una scala significativa e perciò è necessario stimolare il processo dell'investimento in rubli. Tuttavia, la dirigenza attuale della Banca Centrale si rifiuta di muovere un passo in questa direzione. C'è quindi ragione di credere che, nel medio termine, l'amministrazione della Banca Centrale cambierà.

Oro e Moneta Aurifera

Domande (cfr. James - USA / Corto - Netherlands / Mcbuffalo - Arizona / NotRelevant -The Netherlands / James Bond - Australia / Bob Kay - ?)

1) Noti economisti dell’occidente hanno evidenziato che la vendita al ribasso dei certificati cartacei dell’oro tramite la manipolazione di contratti hanno gonfiato il dollaro americano assieme alle monete occidentali contro la minaccia di un grande deprezzamento nei confronti dell’oro. Questo gioco al ribasso dell’occidente può essere contrastato dalla Russia e dalla Cina?
2) La Russia potrà ribattere con efficacia contro la guerra economica occidental-saudita che sta abbassando i prezzi del rublo e del petrolio?
3) In particolare, vi è una seria possibilità che Russia e Cina possano coordinarsi per prendere in consegna grandi quantità fisiche di oro tramite il nuovo Shanghai Gold Exchange approfittando dell’artificiale ribasso dei certificati dell’oro sia sul COMEX che a Shanghai, dimostrando infine quanto il COMEX sia uno strumento per la manipolazione da parte dei banchieri delle banche centrali? (In altre parole, rompere il monopolio dell’occidente del mercato dei metalli preziosi di cui la Russia e la Cina sono produttori principali).

4) Per anni analisti come il Dott. Jim Willie e “King World News” hanno evidenziato che la Russia e la Cina siano state tolleranti nei confronti della manipolazione aurifera occidentale perché ciò creava per loro una splendida opportunità d’acquisto per accumulare metalli strategici a basso prezzo. Ma essendo il prezzo del COMEX al di sotto dei costi di prospezione mineraria russa e cinese, fino a che punto Mosca e Pechino staranno difendendo i loro interessi a lungo termine sulla produzione aurifera (vedi minatori di Magadan della Russia Estrema-orientale) e quanto si potranno difendere da ribassi imposti da predoni corporativi?
5) L’élite moscovita approfitterà della manipolazione del prezzo dell’oro da parte degli anglo-americani, per colpire di rimbalzo l’occidente, vendicando il deprezzamento del rublo e del prezzo del petrolio?
6) Che possibilità ci sono che le nazioni Brics usino un sistema monetario libero dal debito e basato sull’oro?

7) Riuscirà l’oro a sostituire il dollaro americano come riserva monetaria e unità di scambio per il commercio internazionale?

Risposta: Per lungo tempo è stato chiaro a molti economisti che il ruolo dell’oro nel mondo sarebbe cresciuto e, verosimilmente sarebbe ritornato ad essere una moneta a piena titolo. In particolare lo scrivemmo nel nostro libro sulla crisi del 2004 Il declino dell’impero del dollaro e la fine della “Pax americana”. Vi è un intero capitolo dedicato al ruolo dell’oro e la sua manipolazione. A quei tempi comunque i capi economici della Russia vicino all’IMF ignorarono questo punto di vista. Questo cominciò a cambiare soltanto un paio di anni fa. E’ da quasi dieci anni che la Cina valuta seriamente l’oro e si sta preparando per la potenziale transizione verso un “gold standard”, almeno nei rapporti economici tra le così dette “zone monetarie”, gold standard che secondo noi emergerà alla caduta del sistema mondiale retto dal dollaro. Ma la Russia e la Cina non sono in grado di fermare queste manipolazioni dato che il prezzo dei certificati d’oro è dipendente dalla speculazione sui mercati del dollaro. Non possono limitare i danni in una maniera comparabile con le banche statunitensi che hanno accesso a una numero illimitato di risorse. L’unica cosa per loro fattibile è aumentare il divario tra il prezzo cartaceo dell’oro rispetto a quello fisico, comprando costantemente quest’ultimo sui mercati auriferi. E ovvio che questo incrementa l’instabilità nel mercato globale, creando potenziali perdite per i principali “operatori dell’oro” che lavorano con la Federal Reserve su programmi di leasing, tuttavia il grado di squilibrio non ha ancora raggiunto il punto critico. Mi sembra che l’incremento brutale del prezzo dell’oro inizierà dopo lo scoppio della prossima “bolla” nel mercato dei titoli americani.
Per ciò che riguarda il potenziale prezzo dell’oro, come scrissi nei primi anni 2000, esso è determinato da una “forbice”, il cui limite inferiore è il prezzo dell’oro nel 1980, quando ebbe il suo picco locale dopo che il dollaro venne sganciato dall’oro (default USA) nell’agosto del 1971, e il cui limite superiore è il potere d’acquisto del dollaro nei primi anni del ventesimo secolo, quando l’oro era ancora considerato valuta. Oggi questa “forbice” (in dollari attuali) è vista tra 4.500$ e 15.000$ per oncia.

Industria

Domande (cfr. Juliania - New Mexico - USA / 12 chair fan from Patagonia / Da Ric Edmonton - Alberta - Canada / ?rrell Rankin - Winnipeg - Manitoba - Canada)

1) L'industria americana è oggi orientata principalmente verso la produzione di
armi. Che pericolo vede per l'industrializzazione russa se dovesse prendere lo stesso pericoloso sentiero?
2) Sarebbe interessante vedere se la Russia può risolvere questa versione moderna del paradosso della Sfinge: come reindirizzare nell'economia il surplus economico mentre gli oligarchi fanno tutto ciò che è in loro potere per impedirlo. 
Che salvaguardie dovrebbe avere la Russia contro l'aumento del potere raggiunto dalle entità aziendali, specialmente quelle del settore militare, come è stato negli USA?

3) Oltre a RAS, Valdai Club e altri think-tank, quali sono i gruppi che contribuiscono alla discussione sul modo di promuovere industrialmente e culturalmente la Russia?
Quali sono gli elementi principali considerati nella proposta? Agli stranieri sarà in qualche modo consentito di partecipare alla proposta a partire da un certo punto?
4) Il Canada condivide importanti caratteristiche con la nuova economia della Russia, come, ad esempio, la crescente dipendenza dalla estrazione di risorse. Entrambe le nazioni stanno diventando petro-stati, più o meno rapidamente. La mia domanda riguarda il grado di de-industrializzazione in Russia. È giusto dire che lo sviluppo industriale è finalizzato al servizio dell'industria estrattiva e da quale grado possiamo parlare di tendenza?
5) Dopo la distruzione selvaggia di Novorossiya da parte di ATO (Operazione Anti-Terrorismo n.d.r.), sarà richiesto un investimento dell'ordine di centinaia di milioni se non di miliardi giusto per riportare la regione allo stato in cui era prima dell'attacco. Oltre al denaro richiesto per le infrastrutture, quando si separerà, alla Novorossiya sarà fatturata, forse giustamente, la sua porzione del debito nazionale. Dove prenderanno i soldi?

Che ruolo pensa che dovrebbe ricoprire la Russia nel finanziamento della ricostruzione?

Risposta: Da un paio d'anni, la situazione industriale in USA è, in qualche modo, migliorata. Ci sono due ragioni: cambio, in USA, dei prezzi dell'energia (e qui si deve spendere una buona parola per l'amministrazione Obama), ed i crescenti costi di produzione in Cina. Tuttavia, è in declino la domanda privata, il principale fattore per una crescita a lunga scadenza. Ciò suggerisce che la crescita negli USA non ha nemmeno una prospettiva di medio termine. La caduta della domanda privata è il principale risultato di una crisi economica che dura dal 2008. Su questo non ci si può fare niente, perché non funziona più il meccanismo principe per il suo stimolo: il rifinanziamento del debito privato in un contesto di declino dei costi del credito. Si ricordi che il tasso di sconto della Federal Reserve americana, che era al 19% all'inizio della "Reaganomics" (il cui strumento principale è stato l'aumento dei prestiti alle famigle), è declinato, a fine 2008, praticamente fino a zero. Adesso è impossibile alzare il tasso pena il crollo dell'intera piramide mondiale del debito.
Oggi le famiglie americane consumano ogni anno 3 trilioni di dollari più di quanto guadagnano. La situazione in Europa non è molto migliore. Ciò fa presumere che la domanda aggregata mondiale cadrà bruscamente. In altre parole, non sarà più conveniente continuare a mantenere la infrastruttura commerciale e finanziaria dell'attuale sistema globale di divisione del lavoro. Il mondo tornerà, molto probabilmente, ad una serie di sistemi regionali di divisione del lavoro. Ognuno dei quali dovrà provvedere alla produzione domestica di merci di consumo e di investimento. Il territorio della loro auto-sussistenza sarà regionale, con barriere commerciali alquanto alte fra le varie zone. In questo scenario il WTO non ha futuro. Una sorgente degli investimenti necessari per creare o ripristinare le industrie principali sarà l'emissione di valute regionali (nel nostro libro del 2004 questi sistemi regionali di divisione del lavoro sono chiamati "zone valutarie"). In questo senso, il Canada è molto diverso dalla Russia. La Russia, molto probabilmente, sarà uno dei leader della zona valutaria euroasiatica e parteciperà attivamente alla strategia per sviluppo della divisione del lavoro delle emissioni di valuta nella zona. Il Canada sarà parte della zona del dollaro con la propria strategia dettata da Washington. Quindi, se la nostra descrizione della strategia di sviluppo sarà verificata nel breve termine, allora Russia e USA ripristineranno la loro produzione industriale. Negli USA, a causa della caduta di domanda interna e della perdita di molti mercati esteri, questa transizione sarà molto più facile. Il Canada rimarrà tuttavia una economia basata sull'estrazione di risorse.
In generale, la domanda su come si riconfigureranno le "zone valutarie" dopo la brusca caduta di domanda aggregata è molto interessante. In particolare, non credo che il referendum sull'indipendenza della Scozia porterà ad una separazione dal Regno Unito. Se, tuttavia, le élite britanniche decidessero di entrare nella zona valutaria del dollaro, allora la Scozia si separerà quasi certamente vista la sua ovvia attrazione per l'Europa continentale. Il Canada potrebbe vedere ravvivarsi l'intrigo della separazione del Quebec e il suo successivo accesso ad una EU rinnovata. Ma, ripeto, tutti questi elementi saranno rilevanti solo dopo la brusca caduta della domanda aggregata.
A me pare che Novorossiya (e l'Ucraina, come molte altre nazione nell'est europeo, dopo il cambio di configurazione della Unione Europea), sarà ristabilita usando il rublo come risorsa di emissione. Il rublo rimarrà la valuta nazionale della Russia o diventare, forse con un altro nome, la valuta della Unione Economica Euroasiatica, che teoricamente potrebbe includere, oltre i maggiori stati, anche la Turchia, il Giappone e la Corea Unita. Quest'ultime due nazioni, fortemente orientate ai mercati esteri, non avranno nessun altra opzione per una cooperazione economica regionale dopo che gli USA saranno tornati ad una politica di isolazionismo, e, senza i quali, esse non sarebbero capaci di risollevare le loro economie.
Le istituzioni che raggruppano gli esperti russi si dividono in tre larghi gruppi. Il primo comprende i resti del sistema ex-sovietico dell'Accademia delle Scienze. Pur avendo parzialmente perso le loro qualità, sono riusciti finora a mantenere una relativa indipendenza. È proprio questa indipendenza, specialmente nella sfera economica, che ha fatto infuriare l'assembramento dei liberali, i quali hanno cercato di distruggere completamente l'Accademia delle Scienze come istituto indipendente pubblico e competente. All'interno del gruppo, è possibile lavorare efficacemente con alcune istituzioni; in particolare, alcuni dei suoi membri erano fra i partecipanti russi alla recente XVIII conferenza russo-americana di Dartmouth svoltasi a Dayton.
Il secondo gruppo è fondato e finanziato, direttamente o no, con contributi occidentali (nella sfera economica la più famosa di queste istituzioni è l'Alta Scuola di Economia, conosciuta in Russia come "Scuola Economica Russa"). Le organizzazioni appartenenti a questo gruppo rappresentano gli interessi dei contribuenti e, ultimamente, la loro autorità è caduta rapidamente.
Il terzo gruppo comprende le persone che cercano di risolvere i problemi reali con i soldi che riescono a raccogliere, scavalcando lo Stato. Per esempio, io sono fra queste persone. Fra i membri di questo gruppo ci sono aziende di consulenza indipendenti (dai poteri forti internazionali) e istituti di ricerca creati da produttori reali e così via. La loro produzione è stata abbondante negli ultimi anni (nei primi anni 2000 noi, per esempio, abbiamo creato una teoria che descrive la crisi corrente) ma la loro influenza all'interno della struttura dello Stato è piuttosto limitata. Questi individui ed istituzioni possono essere molto interessanti per chi mira ad una relazione puramente informativa o perfino non-profit. La loro influenza in Russia crescerà parecchio.

Rublo, Moneta 

Domande (cfr. Christian Witting Mandal - Norway / Blue Northern - Illinois - US / Catrafuse - Timisoara - Romania / zerone - Germany /André - Montreal - Canada / Ricardo - Valdivia - Chile / JH - Québec /Julian - Melbourne)

1) Rispetto al dollaro statunitense come viene supportato il rublo nell’economia russa e qual’è la sua flessibilità nel rapportarsi alle altre monete del prossimo commercio mondiale al di fuori del dollaro americano?
2) Abbiamo udito voci riguardanti il diritto attribuito allo stato russo di creare moneta al fine di finanziare infrastrutture pubbliche di sviluppo e dare prestiti a basso interesse per il commercio nei settori produttivi. Quali sono le probabilità di successo in un prossimo futuro?

3) Perché la Russia non rivede i contratti con i paesi che la sanzionano, in modo da stabilire che le future transazioni di gas e petrolio russo siano ancorate all’oro fisico e/o al rublo?

Risposta: Come ho già scritto altrove, la corrente leadership russa – il Governo e la Banca Centrale considerano il rublo, esclusivamente nell’ottica del sistema di accordi di Bretton Woods, secondario al dollaro americano.
Pertanto considerano l’economia della Russia aperta al sistema finanziario mondiale, riducendo le opportunità d’investimento per il rublo (sopravvalutando il valore del dollaro) e appoggiandosi ad investimenti stranieri.
In queste condizioni la stabilità del rublo viene determinata da puri fattori speculativi sul mercato: prezzo del petrolio, flusso di capitale verso l’esterno, investimenti stranieri e capitalizzazioni straniere per i maggiori esportatori russi. Però questa situazione potrebbe cambiare se creiamo un sistema nazionale di investimenti in rubli, creando istituzioni per lo sviluppo che forniranno crediti in rublo a basso prezzo al vero settore economico, spostando il sistema di tassazione dalla pura materia prima (con tassa ad alto valore aggiunto) all’industria e cominciando a stimolare piccole e medie imprese coinvolte in innovazione e produzione.
Mentre il rublo viene visto come secondario rispetto al dollaro statunitense, tutti i suggerimenti sopra citati sono considerati controversi. Fintanto che gli obiettivi principali di qualsiasi attività in Russia mireranno ad incrementare la loro capitalizzazione in dollari, come prendere grandi prestiti in dollari, piazzare azioni sui mercati di New York o Londra, oppure vendere qualcosa per l’esportazione, l’idea di vendere petrolio in cambio di rubli non verrà accettata con entusiasmo. Per primo sarà necessario creare una struttura finanziaria basata sul rublo, poi costruire un’attività che sia orientata verso questa infrastruttura, solo allora potremo iniziare una rigorosa politica mirata alla separazione del rublo dal sistema del dollaro. Comunque tutto questo richiederà cambiamenti maggiori nel personale dell’élite politica russa.

Petrolio

Domande (cfr. Michael Schaefer Schwerin - Germany / teranam13  - North California / Ric Edmonton - Alberta - Canada / Dick Lenning - Canada / jc - Southern California)

1) La corrente guerra portata ai prezzi petroliferi danneggerà seriamente l'economia russa o questa è sufficientemente diversificata da sopportare la tempesta?
2) È vero che il prezzo calante del petrolio e la valutazione calante del rublo si annullano a vicenda?

3) La Russia è capace e/o ha voglia di adottare misure di ritorsione e quali potrebbero essere?
4) L'industria petrolifera russa è dipendente dalle tecnologie occidentali per le sue operazioni?


Risposta: L'argomento "petrolio" è sempre molto complesso. C'è infatti da considerare un gran numero di fattori, a breve termine (aumento della produzione petrolifera libica, parziale rimozione delle sanzioni contro l'Iran), a medio termine (sviluppo di nuovi e costosi campi petroliferi, la "rivoluzione" dell'estrazione da rocce scistose), a lungo termine (mutamenti nella struttura economica, sviluppo di nuove tecnologie energetiche). Non ci sono punti di vista concomitanti su questo problema, cosicché non c'è necessità di parlare delle tendenze a lungo termine che, pur presenti senza dubbio, sono a malapena conosciute. Le tendenze a breve termine, compresa la recente caduta dei prezzi, costeranno molto agli "organizzatori" se vanno al contrario di quelle a medio e lungo termine. Dalle indicazioni della prognosi macroeconomica (rivista molte volte in questo decennio, ma i cui componenti di base rimangono quelli impostati nei primi anni del 2000, ragione della nostra fiducia in essa) la principale tendenza macroeconomica della prossima decade sarà la divisione del mondo in zone valutarie. Ciascuna zona avrà i propri meccanismi per la formazione dei prezzi (come fu nel caso degli anni '70 e '80 nelle zone economiche sovietica ed occidentale). Perciò la caduta dei prezzi petroliferi prepara l'economia russa alle prossime differenti realtà quotidiane, piuttosto che arrecarle semplicemente un danno.
Vorrei sottolineare che la Russia ha investito il surplus di profitti generati dalla vendita di petrolio in beni in attività occidentali. Perciò la diminuzione di profitti porterà piuttosto problemi agli USA nei cui buoni del tesoro sono stati allocati i soldi del petrolio. Il nostro budget, anche considerando il deflusso di capitali, è in surplus. Ci sono problemi con le risorse di investimento, ma possono essere superati se cambiano le politiche economiche. Le misure di ritorsione sono piuttosto politiche. Mediante le contro sanzioni, la Russia ha mostrato che questo non è il modo di trattare gli alleati. E se loro non sono alleati, allora sono nemici? In altre parole, gli USA stanno spingendo la Russia in una unione anti-americana con la Cina? Certamente l'unione con la Cina è una materia discutibile, ma quali altre opzioni ci sono se non si trova in UE nessuno con cui parlare (ma qui la situazione può cambiare, basta guardare a Marine le Pen in Francia e Viktor Orban in Ungheria), se le élite politiche della UE sono sottomesse a Washington, e se gli USA si comportano male?

Le sanzioni hanno mostrato che in questo periodo è impossibile negoziare con gli USA. E ciò significa che la questione non è più se la Russia può fare a meno delle tecnologie americane o no, ma è quella di capire cos'è necessario per procedere senza di esse. Se l'economia fosse in salute, allora mentre la Russia fosse intenta a risolvere i propri problemi, gli USA potrebbero andare avanti, ma in mezzo ad una domanda in caduta... gli USA, molto probabilmente, retrocederanno; questo è lo standard delle attese nelle lunghe crisi. Di sicuro, i problemi della Russia non si risolveranno da soli, è necessario aggiornare le politiche economiche. Nel complesso, le sanzioni non rappresenteranno una materia critica nel futuro prossimo. Questo perfino se fossero aumentate, ma non c'è garanzia che ciò non farebbe precipitare la crisi negli USA. 


Sanzioni

Domanda (cfr. David - Northern California / Tom Mysiewicz Reedsport - OR / Rhysaxiel Bordeaux - France / Paul from Tokyo / R-27 ER/ET - Santiago - Chile)

1) Quale effetto avranno le sanzioni sull'economia della Russia nel corso dei prossimi anni?
Porteranno la Russia ad una migliore integrazione con le economie dei BRICS e di altri paesi non occidentali, e come questo può aiutare la Russia a districarsi nel regime di sanzioni?

2) Le sanzioni forniranno, in fondo, un catalizzatore per lo sviluppo di una valuta alternativa di riserva?

RispostaHo già risposto in parte a tale questione cosicché ne prenderò lo spunto per meglio definire quello che ho già detto. Circa l'uso di una differente valuta, c'è già stata una decisione: ce ne sarà una, e forse più d'una. Non c'è altro modo di supportare l'investimento, oltre quello di emettere una valuta regionale e, come si dice, "chi paga il pifferaio, sceglie la musica". Mettendola in altra forma, SE e quando appariranno questi centri di emissione di valute regionali sarà chiaro molto presto chi sono i "patrioti" e chi i "collaboratori". È tutto molto semplice: se esporti capitale, il paese di destinazione riceverà l'investimento. Sarà chiaro in fretta.
È una questione completamente diversa il perché gli Stati Uniti stiano tagliando il ramo su cui sono seduti (cioè stiano stimolando la creazione di valute alternative di riserva). La risposta è ugualmente lineare: essi non possono semplicemente concepire il loro proprio collasso. Tuttavia questa credenza non è una semplice questione di "Idealismo Americano" (Noi siamo i dominatori, perciò siamo noi che modelliamo la storia, non il contrario), ma è anche una credenza mantenuta dalle élite, nelle cui mani rappresenta uno strumento fondamentale per il controllo sociale. Inoltre, se ammettiamo che la dottrina economica ufficiale semplicemente non riconosce la crisi (per essere esatti, per la teoria è impossibile riconoscere la crisi visto che le mancano i termini di riferimento per descriverne le cause) allora la crisi diventa inevitabile, pur potendone fuggire: le scienze economiche sono fondate esse stesse su assiomi che attirano l'economia verso la catastrofe. Non c'è altro da dire, "A colui che gli dei vogliono distruggere, prima viene data in dono la pazzia".
I BRICS, per di più, sono un fenomeno piuttosto artificiale, nato dai sogni della Goldman Sachs, la famosa banca d'investimento, per scopi puramente commerciali (immettere nuovi valori sul mercato). Dal nostro punto di vista, i paesi del BRICS assomigliano ai leader delle zone economiche regionali, con Brasile e Sud Africa per quella "meridionale", la Russia per la "euroasiatica", Cina e India per le proprie zone nazionali dato le loro ingenti popolazioni. In queste zone, la cooperazione aumenterà di pari passo ai tentativi degli Stati Uniti di risolvere i propri problemi interni forzando gli altri paesi a pagare per i loro debiti con l'uso delle istituzioni e dello schema, impostati a Bretton Wood, che prevede l'uso del dollaro come unica valuta di riserva. Con tutta probabilità, questi tentativi degli Stati Uniti non faranno altro che accelerare il processo di integrazione regionale.

Domanda: In assenza di controllo sugli scambi, è stato considerata la creazione di una divisione fra gli usi esterno ed interno del rublo per supportare la valuta e per minimizzare l'impatto delle sanzioni e degli speculatori di merci e valute?

Risposta: La Russia ha una intera collezione di leggi sulla regolazione della propria valuta, ma al momento non sono applicate, poiché la loro attivazione contraddirebbe l'ideologia che guida la élite finanziaria. C'è un meccanismo di conversione forzata di ricavi esteri, adesso impostato allo zero percento. Sui mercati valutari, ci sono limiti sulle posizioni dichiarate ed altre regole anch'esse non applicate. Non sono del tutto sicuro della necessità di nuove leggi, quelle esistenti sono totalmente sufficienti se ci dovesse essere la voglia di attivarle.
Io ho il sospetto che il governo e la Banca Centrale (e con ciò mi riferisco ad un gruppo ideologico, commerciale e politico unificato identificato sui media come "liberali" sebbene il termine possa trarre in inganno), hanno promesso la crescita economica alla dirigenza politica nazionale e, essendo incapaci di ottenerla, hanno deciso di risolvere la situazione mediante la svalutazione. Purtroppo essi non comprendono l'economia, o piuttosto, non capiscono quali siano i due casi specifici in cui la svalutazione può portare beneficio al PNL: o c'è una grande capacità di produzione non sfruttata, come nel 1998, o c'è una grande quantità di credito liberamente accessibile. Attualmente non c'è nessuna delle due. Gli investimenti nei mercati valutari non sono profittevoli, e nessuno vi investirà. Per quanto riguarda il rublo, la Banca Centrale si rifiuta semplicemente di aprire il mercato del credito. Questo vuol dire che non ci saranno conseguenze positive ma solo negative. La più ovvia sarà il collasso degli standard di vita fra la gente comune visto che la maggior parte delle merci è importata. Questo ci porta ad ipotizzare che la dirigenza della Banca Centrale sia in combutta con Washington con il fine comune di sovvertire Putin. È una ipotesi già acquisita sulla stampa russa.

DomandaDentro il Cremlino ed il governo russo c'è abbastanza volontà politica ed influenza per lanciare una modernizzazione agricola e dei progetti di miglioramento visto che le sanzioni sono state imposte sulle importazioni agricole?

RispostaAl momento, il Cremlino sta facendo domande sulla modernizzazione agricola guidata dallo stato la quale contraddice l'ideologia del governo. Ciò conduce, naturalmente, all'aperto sabotaggio. Questo è assolutamente chiaro sia nell'ambiente degli investimenti, in cui il governo è direttamente responsabile del flusso di investimento ma gioca adesso un ruolo opposto, sia nella implementazione del sistema russo dei pagamenti, tanto per fare alcuni esempi fra molti. Se il Cremlino ha la volontà politica di cambiare il governo allora la situazione generale migliorerà e, con essa, anche l'agricoltura. Altrimenti la situazione generale continuerà a deteriorarsi.

DomandaIn una sua recente apparizione in televisione con Sergei Glazyev, ha suggerito che l'uso delle sanzioni da parte degli USA fosse un segno della rottura del sistema attuale. Potrebbe sviluppare il concetto?

RispostaHo mostrato prima che la situazione politica corrente negli Stati Uniti porterà all'intensificarsi dei loro problemi, primo fra tutti la distruzione del dollaro come valuta globale. Quando vedi che il mantenimento di una "regola del gioco" può essere fatto solo a spese di altre regole, allora è abbondantemente chiaro che le regole esistenti non sono più rilevanti e che hanno necessità di essere sostituite.

DomandaAlcuni paesi che hanno seguito la guida degli USA sulle sanzioni ne stanno subendo l'influenza sulle loro economie. Crede che gli USA abbiano promesso agli alleati di sovvenzionarne le perdite? Quale crede che sia il motivo per cui questi paesi sono stati disposti a rischiare le loro economie?

RispostaNo, gli USA non daranno soldi a nessuno. Quei paesi che hanno agito contrariamente ai loro interessi lo hanno fatto perché, in effetti, le loro élite sono state sequestrate dagli USA. Non è un segreto, ed infatti molti scrivono, nei media indipendenti europei, che è impossibile fare carriera in politica con il supporto degli USA. Gli unici che fanno carriera sono quindi quelli saldamente presi all'amo. Spesso gli stessi Stati Uniti creano quell'amo (contratti redditizi, garanzie, talvolta bustarelle e perfino ricatto). Non è sorprendente che controllino l'intera estensione della UE, che intercettino tutte le chiamate telefoniche e via dicendo. Basta poi la rivelazione sulla stampa nazionale di una tresca, di una piccola somma non dichiarata al fisco o di una telefonata indiscreta (magari critica verso il Gay Pride) a privare l'individuo del suo status sociale o di una parte significativa dei suoi introiti. Chi potrebbe combattere tutto ciò? Ci sono un sacco di storie spaventose circa la "Stasi" negli anni '90, che dicono tenesse registrazioni di ogni cittadino della Repubblica Democratica Tedesca. Adesso comprendiamo che quel periodo fu una inaspettata utopia di libertà personale se lo compariamo con le pratiche odierne degli Stati Uniti. Per dare qualche esempio, la Stasi poteva anche conoscere chi aveva dormito con chi, ma non aveva registrazioni delle conversazioni intercorse in questi incontri intimi. Chiedetevi: è piacevole pensare che ci potrebbero essere persone che, senza autorizzazione, ascoltano registrazioni
direttamente collegate alla vostra vita privata? Inoltre, quante persone ci sono su questa terra con vite private invulnerabili al ricatto? E, realmente, quanti rifiuterebbero una offerta degli Stati Uniti sapendo che quelle informazioni non soltanto sono nelle loro mani, ma sono anche pronte ad essere usate contro di loro?

DomandaQuale potrebbe essere la risposta della Russia se la situazione con i prezzi del petrolio, le sanzioni, lo scontro economico e la pressione militare diventasse critica? Come mobiliterà i suoi alleati e come può rafforzare la sua economia ed i suoi corpi armati, specialmente l'aviazione e la difesa missilistica?

RispostaBene, la Russia non ha praticamente alleati, se pensiamo ad essi come fossimo nel 1939. La Bielorussia, il Kazakhstan e forse una paio di altri piccoli Paesi. Tuttavia ci sono molte nazioni che comprendono l'intenzione degli Stati Uniti di distruggere, da soli, l'ordine mondiale e, con esso, la sicurezza globale (è quello che ha detto Putin nel suo discorso di "Valdai" a Sochi). Anche negli Stati Uniti ci sono persone che lo comprendono. Ancora, i risultati delle recenti elezioni di metà mandato negli Stati Uniti hanno chiaramente mostrato che ci sono persone, specialmente della vecchia generazione che, senza avere profonda conoscenza dei particolari, avvertono che le élite attuali degli USA stanno portando il mondo verso la catastrofe. Noi si vorrebbe semplicemente sperare che il mondo non sia condotto verso la catastrofe.

Commercio

Domande (cfr. Vic - Irlanda del Nord / Song - Canada / Gagarin The spaceman - Cape Town, - Sudafrica) 

Unione Euroasiatica
1) Cosa prevede per l’evoluzione dell’Unione Euroasiatica, in termini di economia interna, dinamiche politiche e di relazioni con altri stati (in particolare il blocco US/NATO/UE)?
Avrà la possibilità di espandersi al di fuori dei precedenti confini sovietici? Le altre organizzazioni di cooperazione regionali quali la CSI e CSTO sono sempre importanti?


RispostaCome ho già avuto modo di dire secondo le nostre teorie il mondo potrebbe dividersi in differenti zone monetarie, sistemi di divisione del lavoro più o meno indipendenti: l’Unione Euroasiatica è una di queste zone. In una visione a lungo termine potrà includere importanti paesi come la Turchia, il Giappone e la Corea riunita. Le ultime due non hanno scelta: gli Stati Uniti e l’Unione Europea non acquisteranno i loro prodotti e non vogliono essere amici della Cina. Così l’Unione Euroasiatica ha un futuro promettente ma questo implica che dovremo lavorare duramente per raggiungere risultati positivi.
page13image19384 page13image19544
Commercio europeo
1) Nel passato si è fatto molto per una zona di libero scambio commerciale “tra Lisbona e Vladivostok” (ndt: si veda questo articolo dello Spiegel (novembre 2010), edizione inglese).
Come si caratterizza questa zona e data l’attuale ostilità dell’UE nei confronti della Russia c’è una realistica prospettiva di una sua realizzazione a breve/medio termine?

Quali circostanze potrebbero favorirla in futuro?

RispostaCredo che oggi questa prospettiva non esista. Gli avvenimenti in Ucraina hanno dimostrato che l’attuale leadership europea non vuole considerare gli interessi russi: ogni tentativo di discuterne provoca una valanga di dichiarazioni che accusano la Russia per la sua “politica imperialista”, “il tentativo di ricreare l’Unione Sovietica” e così via.
Possiamo discutere se Germania e Francia siano ricattate dagli stati baltici e dalla Polonia, il ruolo di Washington eccetera, ma rimane il fatto dell’impossibilità di una relazione amichevole (in senso lato) tra l’UE e la Russia. Potremo ridiscuterne se si presenterà una riconfigurazione dell’UE e gli stati dell’Europa orientale ne usciranno.

Pagamenti/SWIFT
1) Una delle sedicenti armi più pesanti dell’arsenale di sanzioni US/UE consisterebbe nell’esclusione della Russia dal sistema di pagamenti internazionali SWIFT.
Si sono fatti grandi sforzi per creare un sistema interno o per collegarsi al sistema cinese.

Quali sono le sfide alle quali la Russia dovrà rispondere per sganciarsi da questo particolare sistema occidentale e quali credibili tempistiche si possono considerare per una sua implementazione?

RispostaQuesto avrebbe potuto essere implementato immediatamente ma la Banca Centrale ha sabotato tutti gli sforzi. Fino ad oggi non è stato fatto nulla, così bisognerà ritornare sull’argomento quando la Banca Centrale avrà una nuova direzione. L’attuale dirigenza non farà nulla in questo ambito.

page14image18904
Geopolitica e Relazioni internazionali La Russia e le relazioni con i BRICs/mercati emergenti

Domande (cfr. Emmanuel - Ames - Iowa - USA / Anand - India / NotSoFast - Lussemburgo)
1) La Russia ha chiarito che in seguito all’aggressione occidentale raddoppierà i propri sforzi per formare un polo geopolitico alternativo, raggruppando i mercati emergenti e in particolare la Cina. Le chiediamo di chiarire i seguenti punti:
- Quali paesi (in particolare tra i BRICS) vorranno sostenere la Russia in questa scelta?
- La Cina rappresenta probabilmente la relazione più critica, soprattutto considerando i rapporti spesso tesi tra i due paesi che rendono molti osservatori scettici rispetto alla possibilità di creare una vera alleanza. Perché oggi la situazione è diversa?

2) La Russia ha attivamente cercato di espandere i suoi legami commerciali con i Mercati Emergenti in generale e con i paesi BRICS in particolare. Per la Russia dove sono le migliori opportunità di sviluppo di relazioni commerciali con questi paesi o anche creando nuove strutture formali/internazionali di scambio commerciale? In questo contesto ci sono altre nazioni/mercati emergenti che condividono con la Russia l’interesse per una potenziale de-dollarizzazione del commercio globale?
3) C’è una reale possibilità di de-dollarizzazione per la Russia e/o altri paesi e se sì quali sono i potenziali rischi e benefici per la Russia?

RispostaMi sono già espresso in merito. Tutte le domande poste implicano la preservazione degli attuali accordi di Bretton Woods e descrivono possibili (o improbabili se non impossibili) scenari di sviluppo nel mondo. Comunque, secondo la nostra concezione, Russia e Cina non formeranno una singola alleanza ma saranno leader di due distinte alleanze regionali - una più centralizzata (Cina), l’altra più democratica.
L’attuale convergenza tra Cina e Russia non è dovuta al prefigurare un futuro comune ma trova ragione nel loro considerare insostenibile il modello esistente.
Gli Stati Uniti cercano di descrivere le politiche russe e cinesi da una prospettiva di mantenimento dell’ordine attuale e questo porta a uno scenario contraddittorio. Se visto dal corretto punto di vista il quadro diventa chiaro. Comunque in questo scenario gli US diventano un leader regionale, esattamente come la Russia, la Cina o ad esempio il Brasile.

Europa

Domande (cfr David - Vienna - Austria / Corto - Netherlands / Serb origin 123abc - Germany)
1) Anche se la Russia si rivolge verso l’Asia e i Mercati Emergenti, l’Europa rimane un elemento fondamentale della strategia geopolitica Russa. Alla luce dell’attuale posizione europea c’è qualcosa che la Russia possa fare per migliorare le relazioni (escludendo concessioni inaccettabili)?
2) Come potrà superare il virulento blocco anti-russo capitanato da Polonia, Stati baltici e Ucraina (occidentale)?

RispostaHo già spiegato che l’amicizia tra Russia e l’attuale Unione Europea è impossibile fino a quando gli Stati Uniti non lo vorranno ma questo è uno scenario limitato perché nel momento in cui le considerazioni di sicurezza prevarranno gli Stati Uniti molto probabilmente modificheranno le loro posizioni. Cosa succederà alle attuali élite dei principali paesi anti russi sembra non interessare nessuno: dovranno andarsene perché non saranno in grado di cambiare la loro retorica e per la Russia questo rende impossibile trattare con loro. Al tempo attuale la Russia non ha niente di cui parlare con l’Unione Europea per varie ragioni; la prima è piuttosto ovvia: cercare di trovare un consenso all’interno del quadro di riferimento dell’EU quando la posizione di questa organizzazione sarà sempre fortemente antirussa. La seconda è legata all’assenza di una posizione indipendente di Bruxelles che semplicemente esegue la politica americana. La terza ragione è l’assenza di futuro della presente Unione Europea. Dobbiamo discutere questo punto nel dettaglio. Se posizionassimo l’attuale UE nella scala temporale dell’Unione Sovietica potremmo compararla al periodo 1989-1990. I problemi sono gli stessi. Certi ordinamenti vennero adottati in un determinato contesto, una specifica situazione storica, finanziaria, economica e in seguito codificati. Oggi le condizioni storiche e economiche sono cambiate ma è praticamente impossibile emendare gli ordinamenti legislativi. Ogni specifico problema potrebbe essere risolto, anche se non si sa quando, ma ci sono decine di migliaia di questi problemi e il tempo è estremamente limitato. La sola possibilità di realizzare qualcosa è data dalla loro abolizione in blocco o, in altri termini, dissolvere l’Unione Europea che potrà poi essere riassemblata sulla base di nuove regole. In particolare si può affermare che l’Europa dell’Est non sarà parte della “nuova” Unione Europea. Questo è sicuro. Non possiede industrie e dunque non ha valore. C’era un bisogno politico di “strapparle” all’USSR/Russia e poi di nutrirle per ammorbidire gli effetti negativi della rinuncia al socialismo. Oggi i giovani non ricordano il socialismo e ciò significa che è possibile abbandonare queste persone e lasciare che sopravvivano coi propri mezzi. Non sono di nessun interesse. Come la storia europea del XIX secolo insegna sprofonderanno in un’estrema povertà. Ma, lo ripeto, questi sono i loro problemi. Tornando alla domanda iniziale...è folle accordarsi con l’Unione Europea in un simile contesto, da qui la necessità di costruire il nostro sistema di divisione del lavoro senza considerare gli interessi dell’UE.
Se la Russia ha deciso di iniziare a produrre in sostituzione alle importazioni mancanti, deve semplicemente iniziare a introdurre contro-sanzioni a un significativo gruppo di prodotti visto che l’UE e gli US, introducendo una politica di sanzioni, hanno sepolto tutte le norme della World Trade Organization.

Russia

Domanda (cfr. Kermit Heartsong - San Francisco Bay Area / Author - Ukraine/ ZBig's Grandchessboard & How The West Was Checkmated) 

1) Data la mancanza di appoggio popolare all’agenda liberale/Atlantista come possono continuare a detenere un blocco di potere all’interno della politica Russa?
Dall’altro lato, come può la visione dei Sovranisti Euroasiatici assicurare crescita economica, mentre molti paesi a modelli autarchici/capitalisti di stato hanno manifestato gravi debolezze nel recente passato?

2) Che ruolo giocheranno i nazionalisti della “Grande Russia”, in particolare i soggetti più radicali/nazionalistici e socialisti?

RispostaIn primo luogo queste persone (“liberali”) controllano una parte considerevole delle proprietà russe. Secondo, sono sotto la protezione degli USA; terzo, dal punto di vista delle élite politiche, svolgono compiti importanti quali fare accordi con il sistema finanziario mondiale, investimenti e crescita economica. Oggi è diventato chiaro che non c’è crescita economica, non ci saranno investimenti e che gli USA non ci trattano come partner.
Questo significa che i “liberali” hanno perso l’appoggio politico e saranno spinti fuori dall’arena politica. La domanda è: quanto veloce sarà questo processo?
Gli Stati Uniti hanno già capito di aver commesso un errore. Il problema è che la squadra “liberale” russa è emersa dalla privatizzazione che è stata un enorme furto. Oggi in Russia i termini “liberale” e “ladro” sono sinonimi. In questo senso, ad esempio, una corte europea che chiede alla “Yukos” di versare una multa di 50 miliardi è un grave errore politico commesso dall’occidente perché chiunque in Russia sa oltre ogni dubbio che la “Yukos” fu rubata. Le persone che la comprarono erano pienamente consapevoli del fatto che si trattava di una proprietà rubata e dunque nessuno deve loro nulla. In altre parole per la vasta maggioranza dei russi la decisione della corte è la chiara evidenza che l’unico interesse occidentale verso la Russia è il derubare proprietà pubbliche (governative).
Così è: l’élite occidentale, incluso il suo sistema giuridico, prende deliberatamente decisioni a favore di sé stessa, anche se le persone che la compongono sono ladri professionisti. Questo è un duro colpo alla fiducia verso gli USA e l’UE e questo colpo è anche più duro delle sanzioni. Per quanto concerne i nazionalisti bisogna ricordare che c’è una colossale differenza tra loro. In Russia ci sono tre ampi gruppi di nazionalisti: i nazionalisti russi (in un certo senso sono simili a nazionalisti galiziani ucraini benché ovviamente siano più presentabili per quanto riguarda metodi e slogan), i nazionalisti “nazionali” e religiosi (che includono nazionalisti musulmani simili all’ISIS) e i nazionalisti imperiali (quelli che vogliono far rivivere il grande stato e che non si interessano delle differenze di nazionalità tra i suoi cittadini). Questi ultimi si dividono in monarchici, comunisti e capitalisti “neoliberali” che vogliono costruire un “vero” capitalismo che sia indipendente dall’occidente. È impossibile capire chi vincerà in considerazione dei complessi processi che accadono nel paese. Alcuni possono formare alleanze locali ma tutti hanno specifici obiettivi: questo significa che un differente tipo di relazione deve essere costruito con ognuno di questi gruppi. Allo stesso tempo non ha senso contare sui liberali, a prescindere dal loro attuale potere non hanno forza elettorale, riceveranno al massimo il 3-5% dei voti. Si sono illusi che la nuova generazione sarebbe cresciuta senza ricordare la privatizzazione, ma questi giovani si trovano confrontati con una situazione nella quale tutte le “vie di risalita della crescita verticale” sono intasate dai figli che gli stessi liberali e i “siloviki” (sicurezza nazionale) hanno cresciuto. Per questa ragione i nuovi poteri politici in Russia saranno anti-liberali o anti-occidentali. I “Navalnys” (da Alexei Anatolievich Navalny, avvocato russo e esponente di punta del clan anti putiniano, ndt) non hanno scelta, difendono le posizioni sbagliate. Se l’occidente vuole avere delle relazioni con Mosca deve diventare consapevole di questa situazione e correggerla. In questo momento non lo vogliono fare e questo significa che non ci sono prospettive positive.  

(Ringraziamo Sascha, il traduttore Fabio San e tutto lo staff di Vineyard.it)

domenica 7 dicembre 2014

Ida Domininijanni: Il trucco. Sessualità e biopolitica nella fine di Berlusconi - Ediesse, Ita, Novembre 2014 + recensione Guido Vitello @ Il Foglio 06Dic2014 + recensione Bia Sarasini @ Il Manifesto 17Dec2014


L’assoluzione di Silvio Berlusconi al processo d’appello sul Ruby-gate non chiude ma riapre il problema del giudizio politico sul suo «regime del godimento» e sui segni che esso lascia nell’immaginario collettivo, nel discorso pubblico, nell’esercizio della leadership. Contro la riduzione ricorrente del cosiddetto sexgate a fatto di colore o episodio criminale, questo libro lo considera il momento rivelatore del trucco costitutivo del berlusconismo e l’evento decisivo del suo tramonto. Facendo la spola fra cronaca e filosofia e smarcandosi dagli schieramenti politici e culturali mainstream, l’autrice rilancia alcuni nodi del dibattito attorno agli «scandali sessuali» troppo rapidamente archiviati, ma tuttora sul campo: la concezione della libertà in tempi di governamentalità neoliberale; il rapporto fra privato e pubblico e fra penale, morale e politica alla fine del paradigma politico moderno; le trasformazioni del rapporto fra i sessi e della scommessa femminista in una società post-patriarcale; le variazioni del populismo in una sfera pubblica mediatizzata; la crisi della sovranità in epoca di «evaporazione del padre». Dalle macerie del carnevale berlusconiano emerge così una chiave per capire il repentino passaggio alla quaresima dell’austerity e il sorprendente trasferimento del consenso passivo dall’ex premier ai successivi esperimenti di governo. Read more



mercoledì 3 dicembre 2014

Eyal Weizman on understanding politics through architecture, settlements and refuseniks @ Middle East Monitor // The Architecture of Violence @ AlJazeera English



"We need to remember that some of the most beautiful pieces of architecture, that we all love and we all travel to see, have been military fortifications and sites of battles and execution, or beautiful castles that had a repressive social, political and military use. Architecture cannot be "tainted" by its use, because its use is part of what it is, what it does. Architecture has always been a means to create hierarchies in space to produce and represent inequality, and to exercise control."

Eyal Weizman - architect, writer, activist and professor of visual cultures at Goldsmiths, University of London - is explaining how architecture and power are inextricably linked, even within structures that appear largely to serve an aesthetic purpose. Buildings or cityscapes that a tourist crosses the world to see were often conceived with the intent to oversee their populations.
"Even the beautiful boulevards of Paris have been partly conceived in order to generate an environment of control over the riots and urban rebellions of the nineteenth century," he continues. "We need to understand that in architecture, beauty and horror are intrinsically linked and that accounts for the fascination we have in architecture. That its beauty is not separated from its horror but that it is part of it."
Weizman says that architecture offers a different means to understanding politics than journalism or political science does, but he is still on a "trajectory of understanding" using a series of publications and exhibitions to explore exactly how. A distinct example of the intersection of architecture and politics, and a subject the architect has dedicated much of his work to, is Israeli control of the physical space of Palestinians.
As Weizman pointed out in a recent Al-Jazeera documentary the Architecture of Violence, settlements are built on the tops of hillsides, looking down on Palestinian villages so as to dominate their surroundings and protect themselves. Their roofs are painted red, which is mandated by planning regulations of most settlements, and this helps the military navigate the landscape and identify the settlements.
It seems fitting then that inside one of these illegal housing projects, the Ariel University inside the Ariel settlement in the West Bank, is an architecture school. Yet despite the overtly political backdrop of the institute, according to Weizman, there is the willing adoption of a certain "political naivety" when it comes to studying the discipline.
"They would never discuss issues of repression or land grab directly. There is a certain pact of silence around the political dimension of architecture there. Schools of architecture depoliticise the profession, they put it very much within the domain of aesthetic experimentation," he says.
"Architects want to believe, and even the architects in the settlements, that they are serving an individual family whose home they built."
"The more they say it is not political, the more that enables the political manipulation of the use of architecture for political means," he reflects. Architects in denial become prey to those who want to manipulate their profession for political gain. "The problem really is not so much the right wing architects, because they would support this idea anyway, it's centre or centre-left, which is really most architects in Israel. They are actually those that need that process of denial."
On the one hand, says Weizman, you have military structures like watchtowers and walls that are designed within the Ministry of Defence and built according to the brute, utilitarian logic of military control. Then you have the "civilian occupation", that is civilian planners working for the government who may assign a hilltop for settlement.
Whether such designs are realised in the Ministry of Defence or in the civilian planning department within the government, it is Palestinians who are paying the physical, territorial and psychological price for having their external space controlled so aggressively. "We see the eruptive violence now in Jerusalem; it's a direct response to the next wave of the settlement project," says Weizman.
This newest wave in the settlement project has seen the illegal blocs move from being "a project of separation in space", where settlements are built on hilltops, to them entering the centres of Palestinian neighbourhoods and cities. In Silwan in East Jerusalem, for example, you see compounds made up of 45 houses built right in the heart of Palestinian homes. "There would be security on its roof, it would operate as a kind of a mini settlement within the urban fabric and that increases friction exponentially. You see the eruptive violence of protests revolting against this new phase in the settlement project," he says.
One of the strengths of the Israeli system, believes Weizman, is that you cannot draw a clear border between the Israeli economy, Israeli society and Israeli politics. All members of Israeli society, all major companies and corporations are invested in buying and selling to the occupation. "It is not as if there is a project beyond the green line and then you cross the green line into '48 Palestine and there it just simply doesn't exist. The level of connections and the network of the settlement project is not in the West Bank alone, it is in '48 Palestine, in Israel, in the Israeli government, in Israeli society, in Israeli corporations and economy."
Whether or not its intertwined nature makes the occupation irreversible or not, Weizman is unsure. But to uproot it, he says, would require a complete transformation of the state. "The state as it is would not enable a project of separation and withdrawal without a huge, internal, violent conflict in Israel, tearing Israeli society apart.
"I do not see a two-state solution as a practical or achievable way in the near future," he adds.
Resistance to Israeli hegemony, for Weizman, needs to operate on all levels. "The boycott is part of that and I think being a non-violent means of transformation, a non-armed means of transformation, a civil practice, it's part of the civil toolbox of citizens all over the world. It's a very effective way to convey to Israelis that their actions are beyond the pale; that this is not acceptable. And, of course, pushing the boycott to the field of architecture might wake architects up to understand the full political implications of the work, the implications that they still deny."
Earlier Weizman pointed out that a few cases of architectural refuseniks do exist, where architects have turned down a commission that could support their office and provide a livelihood for them and their families. "What we need is an architectural refusal to participate in that, like the soldiers who are refuseniks or like the soldiers who are committed to "breaking the silence". Architecture also needs its process of breaking the silence, of confronting the denial and understanding the political framework within which their work is located."
Whilst the mechanism of control in a capitalist society, says Weizman, can lead us to believe that we have freedom, the structures of debt and economical consideration means that to refuse we need to be strong, perhaps even stronger than a soldier who disobeys a command and refuses to carry out military service.
"An architect that is running an office, who is in debt and pays salaries, has all the economic incentives to take it [a commission], but must resist it. The punishment is obviously not in going to a military prison, as in the case of soldier refuseniks, but on the livelihood of these people. So that's a way of controlling people, of course. When the economy is organised in a particular way it's very difficult not to participate in hegemony, so hegemony works. It organises the economy, it organises the structure of debt in a way that you might conform to power."
Most of the world has been colonised, says Weizman, and therefore it is colonial architecture that has set the precedent for controlling populations across the world. "Patterns of settler colonialism have always sought to isolate and protect the coloniser," he says, "and exclude the colonised." But contemporary tools of economic and capitalist separation that can be seen, for example, in corporate high rises or gated communities also play their part.
Weizman has just returned from a trip to the US. Like Israel, highways in Los Angeles serve more affluent communities and bypass the poorer areas. In the Gulf, he says, the labour force is contained, separated and supervised. Such capitalist tools of separation, seen across the world, "are all part of the growing toolbox of architecture and planning in the West Bank – it's composed, I mean it has a sort of colonial history, but it's contemporary vocabulary exists overall, everywhere you look, everywhere you go you have the politics of surveillance, separation, supervision and sometimes even oppression. Palestine is to a certain extent, a laboratory for the application of the most extreme means."


The Architecture of Violence will be screened at SOAS Khalili Lecture Theatre at 7.15pm on 5 December as part of the London Palestine Film Festival. After the documentary Weizman will be speaking on Architecture and Violence after Gaza.
Read more @ MEM-