giovedì 13 marzo 2014

Nascita del populismo: PAR.10) Dal piccolo borghese al post-borghese. Autonomia della post-borghesia by Obsolete Capitalism


Dal piccolo borghese al post-borghese. Autonomia della post-borghesia (Par. 10)

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Ci domandiamo: esiste una costante socio-politica del rank and file populista e fascistoide italiano, che attraversa tutto il Novecento e si affaccia disorientata nel XXI secolo? Antonio Gramsci riteneva che la matrice dell’ Ur-fascismo come movimento di massa fosse determinata dalla volontà della piccola borghesia di autonomizzarsi dalle élite dominanti e dall’establishment nazionale e internazionale. Seguendo la sua analisi, le condizioni sociali ed economiche createsi nei primi due decenni del XX secolo, avrebbero spinto la piccola borghesia italiana, sotto i colpi della crisi post-Prima guerra mondiale, a sperimentare la necessità di rendersi indipendente dai poteri costituiti e costituenti. L’analisi gramsciana entra in risonanza con altri frammenti elaborati da altri osservatori acuti del costume italiano del Novecento. Thomas Mann, ad esempio, nell’analisi dei primi anni dell’era fascista elaborata in Mario e il Mago scriveva con piglio esplicito di marmaglia borghese. Pierpaolo Pasolini, in uno scambio di battute nel film La Ricotta, ad una domanda di un giornalista embedded, rivolta al regista impegnato interpretato da Orson Welles fa rispondere in questo modo:  Che cosa ne pensa della società italiana?"  "Il popolo più analfabeta, la borghesia più ignorante d'Europa”, dice  il regista.
Lapo Berti descrive in modo penetrante questo segmento trans-generazionale della società italiana - lo stesso stigmatizzato da Pierpaolo Pasolini - quando scrive di modernità incompiuta:


“La modernizzazione incompiuta ha fatto sì che negli strati profondi della società, laddove si formano, in maniera sostanzialmente irriflessa, le opinioni degli individui, continuassero a vivere e a fluire atteggiamenti ostili al moderno in tutte le sue declinazioni, seppure pronti a entusiasmarsi ingenuamente per le sue "invenzioni". Essi trovarono un momento di esaltazione nella narrazione fascista, transitarono pressoché immutati nel grande calderone del riformismo democristiano e sono tornati a esaltarsi per l'anomalia berlusconiana, che ne ha rivelato, una volta per tutte, il fondo populistico e antidemocratico. Rappresentano e hanno sempre rappresentato una buona metà del popolo italiano e, con il loro attivarsi o disattivarsi,  hanno condizionato e condizionano i destini del paese.”


Painting: Stelios Faitakis

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