giovedì 4 luglio 2013

Mario Tronti - Si può dire sì al governo e stare in piazza con Landini @ Unità, 19 maggio 2013




Mario Tronti - Si può dire sì al governo e stare in piazza con Landini 
@ Unità, 19 maggio 2013 Read more @ Unità

Solo a guardarli questi operai, facce, corpi, pugni, voci, riprendi forza, per continuare a combattere. Mi dico: qui sei a casa. Con i tuoi. Pensare, studiare, scrivere, parlare, stare perfino in Senato: acquista un senso: che, senza di loro, non ci sarebbe. E mi viene in mente che qui non c'è quello che si vede nelle piazze coccolate dalla disinformazione mediatica: la rabbia, il rancore, la violenza delle parole. Qui c'è passione serena, forza tranquilla, volontà di lotta, e quella sottile ironia, che solo le persone del popolo sanno avere. Nessuno grida: in galera! Nessuno fa il segno delle manette. Il lavoro educato dall'organizzazione è una potenza civile espressa dalla modernità, che non ha bisogno di grida scomposte e di atti eclatanti e di demagoghi urlanti per farsi sentire. Qualcuno dice, molti dicono: è il mondo di ieri. Sono pochi, maledetti e nemmeno utilizzabili subito. Ho letto qualche giorno fa sull'Unità un bellissimo articolo di Carla Cantone. Ma è dunque possibile - diceva - che essere pensionato, e addirittura pensionato iscritto allo Spi, sia quasi una colpa? È possibile che il voto a sinistra di una parte consistente della generazione più anziana sia visto come un bel guaio? A nessuno viene in mente di dire, aggiungo io, che quella generazione vissuta nel Novecento si è conquistata forse una coscienza politica superiore a tanti postmoderni nativi digitali. Ai quali bisognerebbe consigliare, non avendo avuto quel privilegio di vita, di andarsela a recuperare, con la fatica e con la bellezza della memoria. Ma non è vero che è il mondo di ieri. È un pezzo del mondo di oggi, sottaciuto, occultato, emarginato, perché avendo fatto tanta paura nel passato a chi comanda, viene nel presente accuratamente tenuto nascosto alla vista. Ben venga allora quella forma di sindacato che lo fa riemergere, gli dà la parola, ne fa immagine eloquente, come accade in questa manifestazione, di un dramma sociale generale, che altrimenti rischia di risolversi nel piantarello ipocrita sulle singole tragedie quotidiane. La Fiom cerca l'unità e non la trova, la Cgil cerca l'unità e non la trova. E questo è un dramma nel dramma che bisognerebbe affrontare insieme e contemporaneamente alla ricerca, governativa, di tutte le misure possibili per alleviare la sofferenza di chi lavora, di chi perde il lavoro, di chi non ha lavoro, di chi ha un lavoro precario, di chi il lavoro non lo cerca nemmeno più, di chi non ha né stipendio né pensione, in una delle vicende più incredibili, che solo un governo dei tecnici poteva partorire. Landini chiedeva al Pd meno imbarazzi in occasione di un'iniziativa come questa. Imbarazzante, in effetti, è che si debba partecipare a titolo personale alla manifestazione di un grande sindacato di lavoratori. C'è da sperare che si metta all'ordine del giorno per il futuro il superamento di questa ambiguità. È un bel tema congressuale. Vorrei piuttosto capire una cosa, che sembra marginale, ma non lo è. Mi piacerebbe calcolare quanti di questi ragazzi e ragazze del cosiddetto Occupy Pd si siano immersi in questo mare operaio. Mi permetterei di dire loro: guardate che più di centouno sono loro, prima che voi. E se non passate di lì, attraverso la lotta contro il capitale prima di quella contro il caimano, non crescerete bene. E bisogna crescere bene, perché ci sarà bisogno di voi, quando questi vecchi operai non ci saranno più. E senza quello che hanno fatto loro, non farete niente. Vanno ristabilite delle gerarchie dei problemi. Al primo posto non c'è il conflitto di interessi di Berlusconi, ma il conflitto di interessi tra i lavoratori tutti e questa forma attuale di capitalismo finanziario. Di cui, certo, Berlusconi è anch'esso una figura. Ma allora bisogna attaccarlo su questo. Così si fa chiarezza. E si ristabilisce la differenza tra destra e sinistra, senza bisogno che ce lo dicano i processi in tribunale. Problema. Si può oggi dare la fiducia al governo Letta e andare in piazza con la Fiom? Certo che si può. Io direi: si deve. Questo è il vero compromesso, non l'inciucio con il Pdl. Sarebbe un errore fare una cosa senza l'altra, errore più grave mettere l'una contro l'altra. Sbaglia il Pd a non mescolare le sue bandiere politiche con le bandiere del sindacato. Sbaglia la Fiom a chiamare sul palco solo i nomi che risultano alternativi alla difficile esperienza di governo. Come ogni serio compromesso, va sostenuto e realizzato con la politica. Ma se non si capisce che la politica, nella sua autonomia, serve a questo, non si fa un passo indietro per farne due avanti, come diceva quel tale. Si sta fermi. E stare fermi, specialmente su una gamba sola, si finisce col sedere per terra. Quanto, di recente, esattamente accaduto.

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