Quando vi capita di assistere al battesimo di un bambino, provate a pensare all'ovulo che ha impedito di essere fecondato, all'embrione a cui ha impedito di nascere. Quando guardate un fiore, pensate agli altri semi di cui ha preso il posto al sole e nella buona terra fertile; quando vedete una bella quercia, pensate anche alle piccole piante che sono deperite sotto la sua ombra. Quando leggete un libro di storia, pensate alle imprese mancate, ai progetti che non hanno avuto successo: la conquista dei Parti sognata da Cesare, o lo sbarco in Inghilterra immaginato da Napoleone I. Quando guardate le stelle in una notte serena, provate a pensare agli altri soli che avrebbero potuto brillare, alle altre costellazioni diversamente configurate e dipinte che avrebbero potuto affascinare occhi diversi dai nostri, se gli astri attuali non si fossero impadroniti del firmamento, della luce e della vita. In una parola, quando guardate questo Universo, provate a pensare che deve la sua esistenza all'immolazione di migliaia di altri universi, tra i quali se ne troverebbero forse, malgrado Leibniz, di migliori e di più belli - anche se non, almeno credo, di più differenziati.
Gabriel Tarde (1843-1904), sociologo e magistrato, è stato un pensatore autodidatta e antiaccademico. Pur avendo goduto di un’enorme fortuna alla fine dell’Ottocento, con il nuovo secolo è stato vittima di un “inspiegabile oblio”. Fu riscoperto da Deleuze negli anni Sessanta, che ne ha rivalutato l’opera metafisica considerandolo a pieno titolo come un precursore per la sua attenzione ai concetti di Differenza, Ripetizione, possibile, virtuale, monadi e molto altro. L’opera di Tarde è oggi oggetto di una rivalutazione in ambito internazionale, soprattutto in rapporto ai suoi scritti metafisici, che vengono letti come un’anticipazione del pensiero di autori eterodossi del calibro di Souriau, Ruyer e Simondon.
Gabriel Tarde, L'azione dei fatti futuri – I Possibili, a cura di Filippo Domenicali, Orthotes Editrice, (collana: Teoria sociale)
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