sabato 14 novembre 2015

4.14. Contro la Morte Nera: grande salute e nuova speranza - Parte XLIV - Tratto da «Moneta, rivoluzione e filosofia dell'avvenire. Nietzsche e la politica accelerazionista in Deleuze, Foucault, Guattari, Klossowski» (Rizosfera/Obsolete Capitalism Free Press, 2016)

Contro la Morte Nera: grande salute e nuova speranza 




4.14. - Parte XLIV - 

Tratto da «Moneta, rivoluzione e filosofia dell'avvenire. Nietzsche e la politica accelerazionista in Deleuze, Foucault, Guattari, Klossowski» (Rizosfera/Obsolete Capitalism Free Press, 2016)

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Tutto ciò che abbiamo scritto è il risultato di una ricerca intorno a «tre intensi cuori», eterogenei eppure vincolati e uniti da un pensiero di sovversione. Il primo cuore è rappresentato dai frammenti postumi riguardanti la volontà di potenza, tra i quali svetta il nucleo più profondo, I forti dell’avvenire - il Nietzsche del 1887-1888 delle Opere (VIII/2); il secondo cuore è disegnato dal saggio sulla cospirazione e la comunità delle singolarità generata dall’Eterno Ritorno - il Klossowski del 1969 di Nietzsche e il Circolo Vizioso; il terzo cuore è impresso nel passaggio accelerazionista presente ne La macchina capitalistica civilizzata in cui compaiono le molteplicità nomadi - i Deleuze e Guattari del 1972 e dell’Anti-Edipo. Tre cuori per tre libri dell’Avversario - un Avversario anomico, anarchico e anticristico - il cui unico compito è “condurre a termine il processo, non arrestarlo, non farlo girare a vuoto, non attribuirgli uno scopo” (AE, 439). Se, per il capitale industriale, o per il post-capitalismo digitale, «non abbiamo ancora visto nulla» perché con le sue deterritorializzazioni ci può sempre «spedire sulla luna» (AE, 37) e conquistare sempre nuovi pianeti o galassie con le sue Morti Nere, per Deleuze e Guattari il nomade non-identitario “non (...) andrà mai abbastanza lontano nella deterritorializzazione, nella decodificazione dei flussi” (AE, 439). Zarathustra, in uno dei suoi più visionari discorsi poetici, Della virtù che dona, esclama: “In verità, la terra diventerà un giorno luogo di guarigione! E già intorno a essa alita un profumo nuovo, che reca salute, - e una nuova speranza!” (Z, 86). Così il capolavoro di Deleuze e Guattari - che, come abbiamo potuto mostrare, non è solo opera autoriale ma anche gemmazione rizomatica - termina con l’elevarsi di un canto mattutino per accelerare il movimento dell’Eterno Ritorno: “La nuova terra, infatti, non è nelle riterritorializzazioni nevrotiche o perverse che arrestano il processo o gli fissano degli scopi, non è indietro né avanti, ma coincide con il compimento del processo della produzione desiderante, il processo che si trova sempre già compiuto in quanto precede e in quanto procede” (AE, 439). Cambiano le fisionomie dei passanti per la «via rivoluzionaria», siano essi i forti dell’avvenire, o le singolarità non omogenee, o le molteplicità nomadi, ma l’imperativo del microcomunismo degli ineguali rimane sempre quello: Accelera e Distruggi. Il Regno inumano è già tra noi.

( FINE )

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