mercoledì 27 febbraio 2013

Votare M5S e Pd lo stesso giorno: nel Lazio e Lombardia l’hanno fatto tanti @ Europa, 27 febbraio 2013 (redazionale)


Votare M5S e Pd lo stesso giorno: nel Lazio e Lombardia l’hanno fatto tanti @ Europa, 27 febbraio 2013 (redazionale) Read more @ Europa website


«Un sindaco grillino a Roma?» è il titolo a sensazione di qualche sito e di qualche giornale. Si confronta il risultato conquistato da M5S per le politiche nella Capitale (27,3 per cento) col 28,7 del Pd e se ne ricava una incombente minaccia per elezioni di maggio per il Campidoglio.
La realtà delle cifre, paradossalmente ma non tanto, potrebbe indicare esattamente la tendenza opposta. E anzi assumere  un significato nazionale, illuminando allo stesso tempo il senso del voto di domenica scorsa e la via da percorrere per il futuro.
E questo non solo per Roma città, ma per tutto il Lazio e anche per la Lombardia. Il confronto fra i voti espressi alle politiche e quelli per l’elezione dei presidenti e dei consigli regionali dà molto da pensare.
Nicola Zingaretti ha preso nel Lazio 1.330mila voti, trascinando anche le liste di centrosinistra oltre il milione, nello stesso giorno e negli stessi seggi nei quali la coalizione di Bersani ne prendeva 988mila: sono 350mila voti di differenza a favore di Zingaretti.
Mentre Barillari, il candidato grillino, prendeva nel Lazio 270mila voti in meno di quelli che il M5S prendeva per la camera lo stesso giorno.
Riportata nella città di Roma, la differenza è anche più evidente. Quel 27,3 per cento di M5S alle politiche si riduce al 16,8, perfino sotto al derelitto Pdl alleato di Storace (17,3). Il 28,7 del Pd di Bersani (sempre nel comune di Roma) diventa il 32,2 del Pd di Zingaretti (e andrebbe anche considerata la presenza della lista civica). Il quale come candidato della coalizione svetta al 45,3, mentre Barillari a Roma si ferma al 20.
Insomma, gli elettori grillini hanno fatto voto disgiunto tra politiche e regionali alla grande, “svelando” non solo una precedente simpatia democratica ma soprattutto una persistente disponibilità a votare per il centrosinistra e per il suo candidato locale.
Del resto lo stesso fenomeno si riscontra in Lombardia, per quanto depurato da altri fattori come il voto disgiunto in favore di Umberto Ambrosoli da parte di coloro che hanno votato Monti e Ingroia alle politiche.
La coalizione di Bersani prende alle politiche in Lombardia circa 350mila voti in meno della stessa coalizione alle regionali. Nello stesso raffronto, centomila sono in voti in meno per il solo Pd. La lista di Beppe Grillo ottiene esattamente l’inverso: 350mila voti in più alle politiche rispetto alle contemporanee regionali. E questo, attenzione, parlando solo del voto ai partiti: sui candidati gli scarti sono ancora superiori.

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