mercoledì 25 settembre 2013

Elettra Stimilli è la vincitrice del Premio Feronia 2013 nella sezione saggistica con "Il debito del vivente. Ascesi e capitalismo" (Quodlibet)


Elettra Stimilli è la vincitrice del Premio Feronia 2013 nella sezione saggistica con Il debito del vivente. Ascesi e capitalismo

Motivazione del premio 
di Aldo Mastropasqua

È assai raro che un saggio complesso e di non facile lettura come quello pubblicato da Elettra Stimilli, dal titolo in apparenza enigmatico: debito del vivente. Ascesi e capitalismo, riesca a suscitare un dibattito e un'attenzione non usuali oggi per la saggistica e soprattutto per quella filosofica. È anche per questo che un premio controcorrente come il nostro ha senza esitazioni deciso di premiarlo per la sezione Saggistica.
ll libro di Elettra Stimilli non ha una portata esclusivamente accademica - come perlopiù accade oggi per la saggistica - ma direi senz'altro che si colloca anche su un versante di ricerca militante, dal momento che si interroga e ci interroga sui rapporti attuali tra capitalismo e religione, centrali oggi in un'epoca in cui all'egemonia globale del mercato si contrappone una fortissima tensione internazionale legata a movimenti religiosi in ascesa e in espansione su scala planetaria. ll rapporto tra l'impetuoso sviluppo del capitalismo soprattutto nordoccidentale e il cristianesimo era stato - nei primi anni del Novecento - indagato con acume dall'importante studio di Max Weber L'etica protestante e lo spirito del capitalismo appunto a partire da questo saggio, che legava il capitalismo nella sua forma più moderna alla convinzione protestante - soprattutto calvinista - che la salvezza per l'uomo non si raggiungeva attraverso le opere ma attraverso la fede e che solo il conseguimento del successo economico fosse il segno di essere predestinati da Dio a essere salvati che si è sviluppato per tutto il secolo scorso e ancora fino ai nostri giorni una intensa discussione sui rapporti tra economia capitalistica e cristianesimo. Elettra Stimilli ripercorre problematicamente - nel suo saggio - questo lungo dibattito e focalizzando la sua attenzione sul concetto weberiano di «ascesi intramondana)) - vale a dire di una modalità di vita, quella del capitalista, votata tutta al conseguimento del profitto e al suo reinvestimento produttivo, senza alcun cedimento al consumo e al lusso - e su quello di «secolarizzazione» - cioè su un meccanismo completamente sganciato nella modernità da un orizzonte religioso, ne rovescia gli assunti anche sulla scorta di uno straordinario e assai attuale frammento giovanile di Walter Benjamin, il capitalismo come religione. Tale frammento rappresenta per Elettra Stimilli il primo passo verso la riflessione benjaminiana più matura che prenderà corpo negli anni trenta del Novecento nel grande lavoro incompiuto sui Passaggi di Parigi che avrà nel suo nucleo il tema marxiano del carattere di feticcio della merce nella forma di una moderna fantasmagoria. Nella metamorfosi attuale del capitalismo sotto la duplice spinta del mercato globale e della incessante speculazione finanziaria su scala planetaria, le considerazioni di Benjamin sul capitalismo come nuova religione sembrano per Stimilli correggere e insieme rovesciare gli assunti weberiani sul carattere razionale del processo economico del capitalismo proteso al perseguimento dell'utile e del progresso. 


L’«ascesi intramondana» si dedica da un lato alla continua ricerca del profitto attraverso la rendita finanziaria piuttosto che per mezzo della produzione e dall'altro al consumo Sempre più rapido di nuove merci: «l'ossessionata ricerca di fini utili è divenuta, piuttosto, un unico moto continuo che non ha più scopi né fine. Non conta soddisfare i bisogni, né tentare di dilazionarne il soddisfacimento, in vista di un maggiore profitto, ma alimentare una forma estrema di godimento e di consumo, che non si contenti d'altro che di sé. Una consumazione improduttiva come senso ultimo della produzione introduce sul mercato oggetti che, anziché soddisfare i desideri, hanno il potere di fomentare compulsivamente la domanda». Ma se l'analisi di Benjamin rimane quanto mai attuale, il contesto storico-economico in cui fu elaborata - quello dei drammatici anni trenta del secolo scorso - appare profondamente cambiato. Oggi la fantasmagoria della merce si manifesta nei passages immateriali del web o in quelli dei grandi centri commerciali: «Le condizioni in cui Benjamin ha sviluppato la sua analisi, oggi, non sono più le stesse. La rete informatica è divenuta la dimora virtuale e privilegiata dell'esposizione universale delle merci. L’analisi benjaminiana, - continua Elettra Stimilli- pur mantenendo alcuni caratteri di opacità, non ha tuttavia perso in efficacia anche per un'analisi del presente. I passages come luoghi fisici dell’autorappresentazione feticistica, sopravvivono nella forma di nuovi centri commerciali. L’azione volta all'acquisto o alla vendita, al fine di soddisfare una richiesta mirata, ha ormai perso ogni priorità. Esponenzialmente aumentato, è il potere delle merci di alimentare la domanda in maniera compulsiva; e definitivamente emersa è la forma di un desiderio fine a se stesso e artificialmente prodotto dall'anonima ripetizione di un godimento sempre uguale. come i passages parigini del XX secolo, anche questi nuovi centri del commercio universale sono luoghi infernali». Ma se il capitalismo, seguendo le indicazioni benjaminiane, nella modernità si sostituisce a Dio diventando al suo posto oggetto di culto, il popolo dei suoi fedeli, nati nella colpa e pertanto suoi debitori (e fondamentale - come è stato più volte di recente richiamato nella polemica contro la politica di austerity imposta dalla Germania ai paesi pigs" - è la coincidenza semantico-concettuale nella lingua tedesca di colpa-peccato e debito nel vocabolo tedesco "Shuld", da cui "schuldenmachen" = indebitarsi) risulta essere in balìa non del potere divino ma di quello del capitale finanziario. All'uomo "essere-in-debito" perenne nei confronti del suo Creatore si sostituisce oggi l'uomo consumatore compulsivo perennemente indebitato verso il potere economico, meccanismo che si riproduce su scala mondiale con l'indebitamento irreversibile di interi stati (e pensiamo ad esempio a quelli africani) nei confronti sia delle multinazionali che del Fondo Monetario lnternazionale.

ll cambiamento radicale delle metodiche di comportamento e degli stili di vita a cui assistiamo almeno a partire dagli anni sessanta del secolo scorso sono funzionali al capitale finanziario, a questa teologia economica secolarizzata ed è assai difficile che nuovi movimenti pauperistici, anche se appoggiati da nuovi orientamenti evangelici della chiesa cattolica che invocano un ritorno all'ascesi francescana o da pratiche di solidarietà sociale legate alla sharia islamica, possano riuscire a invertire questo complesso meccanismo che si manifesta ormai su scala globale.
È un problema oggi nodale che Elettra Stimilli individua con grande lucidità: «La tesi di Benjamin, secondo cui il capitalismo è la religione del nostro tempo, appare, così, in qualche modo realizzata. Pensare al capitalismo come all'ultima forma di religione può forse aiutare a comprendere anche il dirompente ritorno del religioso, a cui si è assistito negli ultimi anni. Nuove istanze religiose sono emerse, sia all'esterno che all'interno del mondo cosiddetto "moderno", coinvolgendo direttamente gli assetti politici internazionali e attirando prepotentemente l'attenzione dell'opinione pubblica. Ma una risposta convincente al problema del rinnovato dominio dell'ambito religioso sul piano pubblico della politica non è stata veramente data. Che tale ritorno sia connesso al perpetuarsi di una guerra, che invece di essere originata da un conflitto tra civiltà, sia, in realtà, piuttosto alimentata da un vero e proprio scontro planetario, sembra solo una conferma della profetica intuizione di Benjamin. Una prospettiva che voglia confrontarsi in maniera radicale con tale questione non può lasciare nell'ombra quanto il paradigma della secolarizzazione, di fatto, si sia rivelato sempre più inadeguato per una lettura del presente e come sia apparso del tutto riduttivo nei confronti di un fenomeno prepotentemente emergente come quello religioso.
L’affermarsi di nuove istanze religiose sul piano globale forse non è allora altro che una risposta all'imperante religione del nostro tempo che ancora si chiama "capitalismo".


Nessun commento:

Posta un commento