L'"hacker" di Obama svela i suoi segreti
di Corrado Staglianò @ Repubblica, 27 aprile 2013
Harper Reed, mente hi-tech del presidente Usa, ospite al Festival del giornalismo di Perugia: "Il web ci ha permesso di non disperdere nemmeno un'energia in campagna elettorale". E di Grillo dice: "Non mi sorprende, l'establishment sottovaluta sempre la Rete"
Anche con lui, capo di tutti gli hacker del presidente, è molto piacevole parlare. Mite e gentilissimo, innamorato in modo commovente della moglie giapponese ("sto leggendo un libro di fantascienza, uno sulla storia dei telefoni e uno sulla battaglia di Stalingrado. Gliene parlo incessantemente e lei mi ascolta"), ha sulla tecnologia un approccio ben più ragionevole di tanti convertiti nostrani dell'ultim'ora. D'altronde, come recita il sottotitolo del suo blog, è "probabilmente uno dei tipi piú fichi al mondo".
Uno serissimo che non si prende troppo sul serio. È al Festival internazionale del giornalismo di Perugia per fare oggi una lectio molto attesa sulla sua esperienza e cosa gli ha insegnato sul futuro del giornalismo. Ma accetta di ragionare su rete e politica.
Prima di guidare la squadra tecnologica per la rielezione di Obama aveva costruito la piattaforma di Threadless, un sito dove chiunque può proporre e realizzare il design di magliette, felpe e borse. Che c'entrava? "Mi ha fatto capire come si costruisce una community, come si democratizza l'accesso. In quel caso con i motivi per le t-shirt, mentre nella campagna con l'impegno dei volontari". Il sistema di login che avevano creato, per dire, era così semplice che la gente neppure se ne accorgeva. "È come con i clienti di un negozio: se qualcuno vuole aiutarti, devi rendergli la vita semplice".
Gli organizzatori delle primarie del Pd possono prendere appunti. "Chiunque, anche un disabile o un veterano dell'Afghanistan in ospedale, via web può dare una mano. Il nostro compito era non disperdere neppure un'energia". Obama era la forza, loro il "moltiplicatore della forza", con 7 milioni di messaggi su Facebook per ricordare di andare a votare.
Le elezioni del 2008 erano un'altra èra. "L'iPhone aveva un anno, Facebook ancora una cosa per giovani. Ora i miei genitori lo usano. E sempre più via telefono. Internet è diffusissima". E quindi c'era bisogno di una piattaforma, il Narwhal (dal nome di un cetaceo simile al beluga), che fosse in grado di reggere tutto questo traffico. Diffusissima, ma non ancora universale, e in questo spread stanno i motivi della persistenza del voto tradizionale. "Tutti possono andare alle urne e usare la matita, non tutti possono votare online. Da noi oggi ci si può registrare online per votare. Presto forse ci si potrà esprimere su questioni minori. Poi su questioni più importanti. È solo questione di tempo".
Ha sentito parlare di Grillo, ma non ne sa abbastanza per entrare nel merito. Dice solo: "Non sono sorpreso che un movimento nato sul web raggiunga il 25 per cento dei consensi. L'establishment, siano brand o partiti, sottovaluta sempre la Rete. Se la gente è scontenta e gli dai un'opportunità di esprimerlo, internet può ovviare alla mancanza di un'organizzazione tradizionale". Cita Anonymous, Wikileakes, piccoli soggetti dal grande impatto. Occupy Wall Street, però, contesta l'attivismo virtuale, per pigri, lo slacktivism: si può fare una rivoluzione dal divano? "È una polemica oziosa. Il web non può sostituire le persone nelle strade, ma che possa aiutarle è indubbio. Di nuovo, è un moltiplicatore. Pensate alla Primavera araba!".
Algoritmi e persone insieme, alleati. Tra le sue passioni dichiarate figurano il quantified-self, quantificare le attività quotidiane per estrarne statistiche ("questo è l'ultimo Fitbit, un contapassi che in automatico fa grafici dei tuoi progressi") e la Singolarità, ovvero il momento in cui le macchine diverranno più intelligenti dell'uomo. "Si dibatte sui robot che rubano lavoro anche alle professioni intellettuali. Credo che sia inutile opporsi: se gli Stati Uniti non li usassero, la Cina lo farebbe e per noi sarebbe solo un danno. Piuttosto puntiamo sulla formazione delle persone, che siano sempre un passo avanti rispetto alle macchine".
Nella prossima campagna magari molti volontari saranno virtuali, bot scritti da uno come Reed. "La grande sfida filosofica negli anni a venire sarà capire chi è chi sulla rete. Valutarne reputazione e autenticità. C'è già chi gioca sporco. Ma sarà anche divertente scoprirli e contrastarli". Per questo Obama gli era così grato. E non c'è dress code che tenga.
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