Psicopatologia dittatoriale e sonnambulismo di massa (Par. 12)
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Tra la versione old media del populismo tradizionale e quella new media del populismo analogico pentastellato esiste dunque una precisa distinzione. Utilizziamo, a questo proposito, il concetto di psicopatologia dei dittatori, ovvero l’abnorme abilità da parte del leader di garantire ai propri followers il capovolgimento psicologico da una condizione di inferiorità - dovuta alla sottomissione dell’onesto cittadino al potente corrotto - ad una di superiorità. Tale superiorità è figlia della doppia abilità dell’ex-comico: da una parte l’arma dello sberleffo tagliente che permette di demolire l’avversario politico e di ridicolizzarne gli aspetti più deleteri, dall’altra la pienezza della superiorità etico-morale del leader maximo rispetto ai propri avversari sui quali vengono proiettati schemi ancestrali. Da questo punto di vista funzionano benissimo le coppie concettuali populiste - messe in luce come frame nell’intervento di Simon Choat - quali politici/corrotti, banchieri/usurai, immigrati/ladri e via semplificando. Se per i seguaci di Berlusconi i principali moventi dell’ipnosi erano la complicità e l’identificazione con la zona oscura dell’ingiustizia causata dai “colpi di spugna” dei vari condoni tombali e dalle inefficienze di Stato che certificavano l’impunità para todos los caballeros, per i movimentisti a cinque stelle il soggiogamento molecolare ipnotico è invece dovuto - nella più fulgida tradizione pastorale - a massicce trasmissioni virali di passività e false verità inculcate dal prestidigitatore Grillo a una società in stato accelerato di smottamento. A risultare acuta, e decisiva, ancora una volta, è la retorica del Mago Cipolla: “La capacità, diceva il Cavaliere Cipolla, di rinunziare a se stesso, di trasformarsi in strumento, di attenersi a una incondizionata e perfetta obbedienza, è solo il rovescio dell’altra di volere e comandare [...] Si tratta della stessa, identica capacità: comandare e ubbidire rappresentano insieme un solo principio, una indissolubile unità; chi sa ubbidire, sa pure comandare, e inversamente; un pensiero è compreso nell’altro, come popolo e duce sono compresi uno nell’altro; ma il lavoro, il durissimo ed estenuante lavoro, è in ogni modo opera sua, del duce e organizzatore, che in sé identifica volontà e ubbidienza.” Quanta fatidica assonanza alla figura del dux Grillo e al suo essere obbediente megafono/strumento di un gregge grillino già mesmerizzato in precedenza. Grillo non fa politica per sè stesso, non è nella competizione politica per proprio volere ma è colui che de/ride e combatte per noi: si è trasformato in strumento della nostra volontà espressa in Rete. “Io sono solo il megafono di questi ragazzi”.
Painting: Stelios Faitakis (Armored Ninjablack, 2012)
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