sabato 26 settembre 2015

Individuazione del principio «nascosto» della volontà di potenza - Parte III - ( Tratto da «Moneta, rivoluzione e filosofia dell'avvenire. Deleuze, Foucault, Guattari, Klossowski e la politica accelerazionista di Nietzsche» di Obsolete Capitalism)

Individuazione del principio «nascosto» della volontà di potenza
C.2.3. - Parte III

Tratto da «Moneta, rivoluzione e filosofia dell'avvenire. Deleuze, Foucault, Guattari, Klossowski e la politica accelerazionista di Nietzsche» 

di Obsolete Capitalism


Il primo punto della lista dei fraintendimenti nietzscheani è relativo alla «volontà di potenza». Deleuze afferma che “il rapporto della forza con la forza si definisce «volontà»” ma questo principio “non significa (o perlomeno in prima istanza) che la volontà voglia la potenza o desideri dominare(N, 26). Il soggetto ancora da individuare dell'alterità alla Modernità così come si è realizzata dovrebbe, secondo l’ottica nietzscheana letta con gli «occhiali» di Deleuze, essere scevro dai desideri di dominio e dal volere una potenza brutale che, a ventaglio del volente, potrebbe dominare, distruggere, tiranneggiare, toccando con tale disposizione d'animo l’apice del Negativo. Viceversa, nel «Mondo-così-come-è» il potente sarebbe l’agente del Negativo, nonché lo «schiavista» per eccellenza. Non è questa la posizione di Nietzsche, secondo Deleuze. Il principio nascosto della «volontà di potenza» è “la creazione di nuovi valori non riconosciuti” (N, 26); tale creazione “viene sempre presentata come un elemento mobile, aereo, pluralista” (N, 26) dato che la «volontà di potenza» non “consiste nel desiderare e nemmeno nel prendere, ma nel creare e nel dare” (N, 26). Si vedano a questo proposito alcuni dei testi assemblati da Deleuze in appendice a Nietzsche, in principal modo la sezione «D» denominata «Dal nichilismo alla transvalutazione». Qui troviamo alcuni testi esplicativi della lettura deleuziana: sono i testi n. 24, La transvalutazione: il negativo al servizio di un’affermazione superiore tratto da Ecce Homo (N, 96), e n. 25, Essenza affermativa della volontà di potenza tratto da Così parlò Zarathustra (N, 96-97). Qui opera lo «Zarathustra danzatore» nel più classico dei rovesciamenti nietzscheani: Zarathustra è colui che dice sempre no in «in misura inaudita» a tutto ciò che altri hanno sempre detto sì: «l'ugualizzazione dell'uomo europeo» (NCV [ I ], 242). Nonostante questo no «frontale» e granitico su ogni aspetto della vita regressiva e livellata, Zarathustra è l’opposto dello «spirito negatore» in quanto è colui che afferma la vita, non ha obiezioni contro la vita nonostante abbia pensato il «pensiero più abissale» (CPZ, 263, «Il convalescente»). Zarathustra è l'uomo delle grandi altitudini - lo sherpa - il portatore del «peso più grande del destino, un compito fatale». Proprio per questa serie di ragioni, Zarathustra ha una «ragione in più per essere egli stesso il sì eterno a tutte le cose». Per Nietzsche, «la sola parola saggia è Sì» (N, 35). Di conseguenza, e all’opposto di Zarathustra, coloro che esprimono una falsa posizione affermativa verso la vita, cioè coloro che esprimono sempre sì «in misura inaudita» a tutto ciò che li circonda e a tutti gli eventi della vita che si presentano, sono in realtà gli individui che negano la vita nella sua dimensione donatrice, creativa, libera e antagonista. Per ciò detto, per Nietzsche gli individui del fronte del no allo status quo - i liberi danzatori dionisiaci, i fanciulli che ridono e danzano, cioè gli inassimilabili - sono coloro che si contrappongono e si differenziano rispetto a coloro che esprimono il fronte del sì allo status quo, che Nietzsche in un frammento decisivo per la sua filosofia, e per la lettura che di essa effettuano pensatori come Deleuze e Klossowski, chiama i «livellati», che corrisponderebbero al «nuovo uomo europeo», omogeneo al processo di industrializzazione e di economicizzazione della società europea nella seconda metà del XIX secolo (FP Autunno 1887, 78-79, «I forti dell’avvenire»). Questa posizione rovesciata della figura del negatore/affermatore della vita è, per Deleuze lettore di Nietzsche, la più corretta nel definire la volontà di potenza «in prima istanza». A testimonianza della corretta, e allo stesso tempo decisiva, lettura di Deleuze chiamiamo in causa Nietzsche stesso, attraverso il passaggio finale del frammento postumo - non titolato - dell'autunno 1887, il 10 [ 17 ] :


"Si vede che ciò che io combatto è l'ottimismo economico : come se, aumentando le spese di tutti, dovessero necessariamente aumentare anche i vantaggi per tutti. Nel caso nostro mi sembra piuttosto che avvenga il contrario: le spese di tutti si risolvono in un deficit totale; l'essere umano ne è avvilito : al punto che non si capisce neppure a che sia potuto servire questo enorme processo. A che scopo? Un altro "a che scopo" - ecco quel che ci vuole per l'umanità..." (NCV [ I ], 241).


Il principio «nascosto» della volontà di potenza in prima istanza è dunque la creazione di valori irriconoscibili al processo economico inarrestabile in atto attraverso l'affermarsi di una pluralità di oltreuomini, i «forti dell'avvenire», portatori «sani» di quello scopo ultimo esaminato da Nietzsche nelle sue opere e nei suoi scritti «postumi» successivi allo Zarathustra.

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