giovedì 24 settembre 2015

Per una teoria generalizzata dei flussi - Parte I - ( Tratto da «Moneta, rivoluzione e filosofia dell'avvenire. Deleuze, Foucault, Guattari, Klossowski e la politica accelerazionista di Nietzsche» di Obsolete Capitalism)


Per una teoria generalizzata dei flussi 

- Parte I - C.2.1.


Tratto da «Moneta, rivoluzione e filosofia dell'avvenire. Deleuze, Foucault, Guattari, Klossowski e la politica accelerazionista di Nietzsche» di Obsolete Capitalism


Nel paragrafo 9, La macchina capitalistica civilizzata, del terzo capitolo, Selvaggi, barbari, civilizzati del libro L'anti-Edipo, esiste una chiara cesura tra il corpo intero del capitolo, la cui indagine principale è focalizzata sulle caratteristiche contemporanee del capitalismo e sulla funzione della moneta al suo interno, e la chiusa finale incentrata su una fitta trama di domande, a prima vista contraddittorie rispetto al testo che le ha precedute fino a qualche riga prima. Se la totalità degli studiosi inizia dalla classica domanda su «quale soluzione» e «quale via rivoluzionaria» intraprendere (AE, 272), in realtà la frattura tra le argomentazioni che stigmatizzano una ricerca ermeneutica sullo stato dell’arte del capitalismo - includendo in questa griglia d’analisi determinati campi del sapere quali l’economia, la politica, la psicanalisi, l’antropologia e l’orizzonte marxista rivoluzionario - e il «discorso» del potere, inizia già nella pagina precedente (AE, 271) con le seguenti domande : 
 " Solo dunque a livello di una teoria generalizzata dei flussi si può rispondere alla domanda: come si giunge a desiderare la potenza, ma anche la propria impotenza? Come un tal campo sociale ha potuto essere investito dal desiderio? E come il desiderio supera l'interesse detto oggettivo, quando si tratta di flussi da far scorrere o da far tagliare! “ 
Questo passaggio è segnato da un cambio di registro evidente rispetto a tutto ciò che il paragrafo La macchina capitalistica civilizzata ha svolto nei termini di analisi fino a quel momento, chiamando a corredo delle sue analisi, nel dipanarsi agile delle sue pagine, proprio quella teoria marxista della moneta che ora Deleuze e Guattari sembrano voler abbandonare. Infatti, seguendo la logica della prima domanda, il cuore del capitalismo contemporaneo - il desiderio di potenza - può essere compreso solo attraverso una «teoria generalizzata dei flussi ». E questa teoria rispetto al Capitale e ai Grundrisse di Marx, cioè all’analisi classica del materialismo storico, come si pone? Questa «teoria generalizzata dei flussi», che per gli estensori immaginiamo combaci con la teoria esposta nell'Anti-Edipo, compete con la teoria marxiana e la sua critica all'economia sfruttatrice delle masse operaie, e dunque la supera? Oppure, in funzione ancillare, la completa? O, possiamo ancora dire, la affianca e ne attualizza le parti già necrotizzate? O, ancora, l’oltrepassa in scioltezza, eliminandola - di fatto - in quanto obsoleta? Accantoniamo per il momento, l’analisi della teoria generalizzata dei flussi, che riprenderemo più avanti, così come la metodologia attuata per raggiungere il livello di analisi utile per «scoprire» e poi «studiare» la teoria dei flussi, e soffermiamoci sulla domanda-soglia portante, austera guardiana e arcigna soppesatrice degli inquisitori pro-flussi: 

"Come si giunge a desiderare la potenza, ma anche la propria impotenza?"

 La prima cosa da segnalare è che questa prima domanda, proprio all'inizio della fine del paragrafo La macchina capitalistica civilizzata, segna il passaggio da un certo tipo di analisi del capitalismo fortemente influenzato dal marxismo, sia «classico» che «eretico», a una inaspettata apertura a tematiche d'impronta nietzscheana. Qui, infatti, avviene la rottura. Irrompe Nietzsche. Si passa da un’analisi fortemente ideologizzata, figlia della critica all’economia politica di Marx, al guizzo repentino di una cruda domanda che ci scaglia in uno scenario «valoriale», cioè morale. Muta drasticamente lo scenario del testo, e questa trasformazione è non solo drastica ma «drammatica»: da un noi sociale, un punto di vista qualitativamente sociale - un noi come gruppo di individui che vive, nel quotidiano, all’interno di un certo sistema transindividuale e ne condivide o critica determinate istanze - a un impersonale «si» che cela in realtà un polo d’individuazione singolare, individuando singolarità brulicanti nelle sfere del «particolare». Cambia dunque repentinamente l’indirizzo dell’analisi: da istanze macro, spesso di squisito sapore teoretico e astratto, il cui ambito sono da ricercare nell'antropologia, nella politica e nell’economia, si passa in maniera brutale, franca e diretta ad uno spazio individuale, micro, d’indagine. Sebbene la frase sia costruita con l’impersonale «si», qui Deleuze e Guattari in realtà puntano il dito verso ciò che, per ora e per il lettore, è un «ignoto» mentre, in realtà, essi conoscono molto bene chi si «nasconde» dietro il fantasma dell’indeterminato. Chi è il soggetto interrogato? O, meglio, chi sono i soggetti interrogati? Chi è che «giunge a desiderare»? Il capitalista? L’operaio? Il rivoluzionario? Lo schiavo? Il livellato? Oppure «il forte dell’avvenire»? O, più banalmente, il lettore dell’Anti-Edipo, dunque un «contestatore» sui generis, discretamente scolarizzato, giovane, bianco, europeo, portatore «sano» del virus dell’intemperanza? Cosa vuol dire infatti «desiderare la potenza» e, allo stesso tempo, il suo contrario, cioè «desiderare la propria impotenza»? Cerchiamo di andare per ordine. Se il campo del desiderio ci introduce nell'ambito della psicanalisi freudiana, e il contro-desiderio nella psicanalisi reichiana, il desiderio della potenza e dunque il volere espressamente la potenza, è tematica prettamente nietzscheana, anche nel suo corollario rovesciato del «suddito» e del «livellato», del desiderare, in realtà, la propria impotenza. Partiamo allora dal «desiderio di potenza».   ( segue QUI )

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