Mario Tronti: Bersani resti fino al congresso. Non torniamo alle due sinistre @ Unità, 7 maggio 2013
Mario Tronti: Bersani resti fino al congresso. Non torniamo alle due sinistre
Governo dell'emergenza sociale e riforma della politca sono le bussole per il Pd. L'esecutivo guidato da Letta può essere un'opportunità
Intervento - l'Unità, 7 maggio 2013 Read more
Se è vero - ed è tutto vero - quello che Bersani ha detto a l`Unità, allora per conseguenza logica tocca a lui portare il partito al congresso. Saggezza consiglia che l`Assemblea nazionale chieda a Pier Luigi lo stesso tipo di sacrificio che forze politiche e forze sociali insieme hanno chiesto a Giorgio Napolitano. La situazione del Pd non è meno grave della situazione del Paese. Ma qui l`impegno è più breve, il mandato ha un termine già fissato. E il problema è che occorre una guida nel passaggio. Inopportuna è stata la dichiarazione di questa vacatio imperii. Azzeramento in un sol colpo di presidente, segretario, segreteria, una vistosa realizzazione di quel «tutti a casa», che viene da inascoltabili tribune: consegnando all`opinione pubblica e ai titoli di giornali l`immagine di un partito acefalo, allo sbando, senza bussola. Non si fa così. Nella tempesta, la nave chiede per il timone più salde mani. C`è un congresso. Il percorso per arrivarci è decisivo. Punto primo all`ordine del giorno: quale il migliore percorso. Forse c`è bisogno di una consultazione precongressuale, sganciata da decisioni immediate di leadership: una consultazione di massa, che coinvolga iscritti, elettori, cittadini. Questa, sì, al massimo aperta. Una sorta di primarie sulle idee, prima che sui nomi, sulle cose da fare prima che sulle persone da investire. Si può uscire dalla cattiva abitudine di questa politica in crisi di risolvere tutto togliendo uno e mettendo un altro al suo posto? Si può cominciare ad offrire un modello diverso, fatto di domande di questo tipo a militanti e simpatizzanti: che partito volete, di quale forza politica ha bisogno questo Paese, con quali programmi immediati, con quale visione del mondo e della vita, con quale forma organizzata? Certo che poi il congresso deve scegliere un leader, e insieme al leader un gruppo dirigente. Insisterei su questo: un gruppo dirigente, per dire con chiarezza che un partito personale è per principio escluso dalla identità del Pd. Bersani ha detto una cosa sacrosanta, purtroppo inscritta nel limite dell`umano: si vince insieme e si perde da solo. Da solo si sbaglia anche di più. Il gruppo dirigente di un partito plurale, che comprenda varie sensibilità, che tenga insieme rinnovamento generazionale ed esperienze consolidate, legittimato, tutto insieme, dal consenso, è più facile che prenda decisioni almeno con il minimo tasso di errore. E qui c`è il problema strategico della formazione e della selezione: anche questo da sottoporre a consultazione, soprattutto in base a quanto di recente avvenuto. Bastano le parlamentarie per avere un buon gruppo parlamentare, basteranno le primarie per avere il giusto leader? E poi, c`è un tema da introdurre nel dibattito precongressuale, per fare chiarezza su un punto delicato. Ha avuto il merito di esplicitarlo con lucidità Emanuele Macaluso su queste colonne. Ma, insomma, l`identità del Pd si può ridurre a questa centralità dell`antiberlusconismo? O ci sono altre centralità? Abbiamo detto il lavoro, diciamo il disagio sociale drammatico, l`uscita dalla crisi economica e dalla crisi politica e istituzionale, il destino del Paese Italia, in rapporto all`Europa e al mondo, a cui ci richiama sempre Alfredo Reichlin, un progetto credibile e appassionante di futuro. Qui c`è un chiarimento da portare alla base, in dialogo con il popolo di centrosinistra. Se si continua a mettere il piede in questa trappola, Berlusconi sì Berlusconi no, si rimane incagliati. La contrastata vicenda dell`elezione del presidente della Repubblica è stata inquinata da questo problema. E da questo problema viene distorta, e risulta incompresa, l`attuale scelta di governo. Non conviene metterla in uno stato di necessità, come mancanza di alternative. Va praticata come un`opportunità, per preparare, di qui, una nuova stagione politica. Già si mostra come un cammino aspro, quotidianamente difficile. Nervi saldi e infinita pazienza. Ma c`è una richiesta dal basso, un bisogno, popolare, di governo, dettato dalle condizioni di esistenza delle persone, molto più forte delle discriminanti immediate tra gli schieramenti. Un partito che non sapesse cogliere questi segnali, finirebbe per rinunciare alla sua funzione nazionale. Adesso il pericolo è di chiudersi in una resa di conti interna. E invece il passaggio, anche di crisi, va risolto in una immersione nei problemi della vita reale. Governo e riforme sono la bussola per il partito. Lo tirano fuori da se stesso. Governo dell`emergenza economica e sociale, riforma della politica e delle istituzioni: le due gambe su cui camminare. Dare dimostrazione che si può fare quanto finora non è stato fatto: mettendo in ombra che è quella coalizione, quella più o meno grande intesa, a farlo. C`è un vento che spinge all`indietro. Va contrastato. Non possiamo permetterci un ritorno delle due sinistre, dopo aver intravisto la praticabilità di un loro superamento. C`è la tentazione di una soluzione demagogico-populista, personalizzata, per uscire dalle difficoltà incontrate. Non è questa la strada. E non è un reggente o un segretario del Pd che risolve. È una forza politica, ancora con la schiena dritta, le idee chiare, e una volontà, non dimessa, di cambiamento.
Mario Tronti è nato e vissuto a Roma. Docente di Filosofia morale e di Filosofia politica all'Università di Siena, dal 1970 al 2001. Nel Pci fino ala sua estinzione. Senatore per il Pds nell'XI Legislatura. Le sue opere vanno da "Operai e capitale", Einaudi 1966 a "La politica al tramonto", Einaudi 1998. Altri testi nell'ultimo decennio. Attualmente Presidente del Centro per la riforma dello Stato.
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