giovedì 2 maggio 2013

Paolo Nori: Intervento del 1 maggio 2013 - Piazza San Giovanni, Roma @ Paolo Nori blog


Paolo Nori
Intervento del I maggio 2013
@ Piazza San Giovanni, Roma
(leggi sul blog di Nori l'intervento integrale)

Buongiorno, si sente? Grazie. Io mi chiamo Paolo Nori, sono di Parma, scrivo dei libri, il lavoro più simile che ho fatto al lavoro in un call center è quando mi hanno chiamato, nel 94, a lavorare tre mesi in posta, dettatura telegrammi, eran quasi tutti telegrammi di condoglianze e anche a me era un lavoro che mi piaceva moltissimo, e mi piaceva soprattutto perché sapevo che sarebbe durato tre mesi e poi dopo basta. Cioè io rispetto molto il modo di pensarla di Marina, però io mi sembra di pensarla in un modo un po’ diverso; un po’ di tempo fa, a Bologna, nella biblioteca sala borsa, nel bagno degli uomini, qualcuno aveva scritto sulla porta la traduzione di una frase che doveva essere stato una specie di manifesto dei situazionisti:
 «Non lavorate mai», c’era scritto con un pennarello nero e di fianco un cerchio attraversato da una freccia piegata che doveva essere il simbolo dell’autonomia.
 E sotto qualcun altro aveva scritto, sempre con un pennarello nero: «E chi ci ha mai pensato».
 Ecco io, questa cosa qua, e chi ci ha mai pensato è una cosa che la capisco, così come capisco un anarchico di Cremona che si lamentava degli anarchici che all’inizio del secolo scorso protestavano al grido di «Pane e lavoro», e diceva che era sufficiente chiedere Pane, «Pane e basta, dovevan gridare», secondo lui, e a pensarci anche Carlo Marx, che era uno che di lavoro se ne intendeva, aveva previsto che nella società ideale, dopo che i proletari si saranno impadroniti dei mezzi di produzione, e dopo un breve periodo di assestamento, ciascuno potrà fare quel che vuole, se uno gli piace pescare, potrà andare a pescare, se a uno gli piace lavorare, potrà andare a lavorare, se a uno gli piace dipingere, potrà andare a dipingere allora nella società ideale, se mai ci arriveremo, Marina riavrà il suo lavoro e io mi terrò il mio «E chi ci ha mai pensato?». E mi viene in mente una poesia di Nino Pedretti, che è un poeta di Santarcangelo di Romagna, e con la sua poesia finisco, e vi ringrazio anche a me di avermi ascoltato, e la poesia si intitola I nomi delle strade e fa così: I nomi delle strade. «Le strade sono 
tutte di Mazzini, di Garibaldi, son dei papi,
 di quelli che scrivono, che dan dei comandi, che fan la guerra.
 E mai che ti capiti di vedere via di uno che faceva i berretti
 via di uno che stava sotto un ciliegio via di uno che non ha fatto niente
 perché andava a spasso sopra una cavalla.
 E pensare che il mondo è fatto di gente come me 
che mangia il radicchio alla finestra
 contenta di stare, d’estate, a piedi nudi». Ecco, state bene.

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