venerdì 12 giugno 2015

Per una teoria delle minoranze: Un coro di voci materiali - Parte XII - (tratto da Archeologia delle minoranze: Intervista con Franco Motta - uscita prevista Settembre 2015)


Un coro di voci materiali

di Obsolete Capitalism

La filosofia della differenza di Deleuze e Guattari lavora non più sulle identità ma sui processi di trasformazione, mutazione e metamorfosi per cui l'oggetto della loro analisi non è più individuare il maggiore (A) e il minore (B), per poi elaborare una struttura oggettiva che a monte sorregga tutte le serie di A e B, rilevando le differenze e le reiterazioni che si presentano nella Storia - questo è stato il compito dello strutturalismo -  ma bensì descrivere tutti i processi differenziati che portano da A verso B e ai molteplici sub-B, attraverso un'analisi degli elementi e dei modi che compongono la dinamica del divenire. Tale ipotesi è però coniugata con ritornelli di memorie di spinozisti, bergsoniani, naturalisti, stregoni, teologi e moderni spettatori, i quali agiscono come contrappunti qualificati di oggettività mnemonica - i punti di vista situati - in quanto, per i due filosofi francesi, il divenire è anti-memoria e, dunque, sganciamento dalla matrice originaria-radice. Ma è possibile una lettura 'macro-cosmica' della maggioranza e della minoranza, lavorando non più sugli 'elementi', sui 'gradi' e sui 'modi' della trasformazione ma sulle 'scale' dei rapporti e delle forze in atto? Forse che l'Uomo non è minoranza rispetto alla maggioranza dell'Universo? O questa domanda ha ancora dentro di sé un 'richiamo', un 'ricordo' dell'uomo maggioritario, l'europeo medio qualunque?
A questo tipo di domande di 'scala' della minoranza all'interno di un quadro compositivo di vita non organica, risponde la filosofia neo-materialista del messicano De Landa (Mille anni di storia non lineare. Rocce, germi e parole, 2003) dove l'uomo non è che un elemento tra i tanti sottoposti a speculazione filosofica. Nei tre mondi che De Landa analizza - geologico, biologico, linguistico - gli sviluppi evolutivi non sono considerati come meri stadi progressivi che portano necessariamente al regno umano ma 'ciascuno dei tre strati è animato internamente da processi autorganizzanti e divide con gli altri due le forze e i vincoli a monte di questa generazione spontanea di ordine'. La realtà, dunque, non è che espressione di un unicum di materia-energia-informazione indivisa che rimane soggetta a variazioni e transizioni di fase irregolari, e in essa 'ogni strato di "materia" accumulato non fa che arricchire il serbatoio di dinamica e di combinatoria nonlineari a disposizione per generare nuove strutture e processi.' La Storia di De Landa è, dunque, la storia della materia-energia-informazione spalmata non linearmente su una trama millenaria dove coesistono e interagiscono le varie forme che di volta in volta si presentano sul palcoscenico dell'universo. Queste formazioni plurali nascono all'interno delle flussioni continue grazie a sedimentazioni, corrugamenti, indurimenti che alterano, intaccano e interagiscono con reazioni di ritorno gli stessi flussi. Queste "forme emergenti" si cementano nel tempo, a causa di intensificazioni e rallentamenti irregolari, e formano delle strutture tendenti alla stabilità grazie ad attrattori e forme di auto-catalisi. Come situare quelle "forme sociali" che Motta e Panarari definiscono 'minoranze virtuose' nel quadro 'speculativo' non-antropocentrico proposto da De Landa? La risposta del filosofo messicano passa attraverso i due termini-concetto di trama e gerarchia, all'interno dei quali le "minoranze" sono catturate in nuove alleanze eterogenee assieme a minerali, geni, memi, norme e popolazioni di istituzioni e organizzazioni ripetitive.



(tratto dall'e.book Archeologia delle minoranze. Intervista con Franco Motta su "Elogio delle minoranze" - in uscita a Settembre 2015)

picblog: Ryoichi Kurokawa - Syn_2014 (fragment)


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