mercoledì 6 marzo 2013

Carlo Sini: Quelle parole degne del primo Mussolini @ Unità, 20 gennaio 2013


Carlo Sini: Quelle parole degne del primo Mussolini
@ Unità del 20 gennaio 2013

LE RICORRENTI MANIFESTAZIONI DI ANTIPOLITICA SONO TALORA GIUSTIFICATE COME COMPRENSIBILI REAZIONI ALLE COLPE della politica, alle sue inadempienze antiche e recenti, alle promesse disattese di revisione e di riforma e così via. C’è però un limite che, a mio avviso, sarebbe sbagliato non denunciare. Passare quel limite significa trasformare le reazioni di insofferenza in puro autolesionismo del cittadino, lasciato alla mercé di chi sfrutta cinicamente la situazione a fini elettorali propri.
Nel dire che i sindacati «vanno eliminati», Beppe Grillo (al pari di certi leghisti) ha pericolosamente varcato quel limite. In una società altamente complessa come la nostra il regime democratico non può che essere rappresentativo; immaginare e suggerire che i cittadini possano rappresentarsi da soli nel mercato del lavoro o in fabbrica, che possano direttamente (direttamente come?) decidere delle retribuzioni, delle tasse, delle norme economiche e sociali, delle questioni etico-giuridiche, delle libertà individuali ecc. è un inganno bello e buono che va prontamente contrastato e condannato. È un fatto che le strutture rappresentative possono non risultare soddisfacenti nella loro azione; possono certamente rendersi colpevoli di errori e di degenerazioni e quindi passibili di giudizi severi e di pressanti richieste di risanamento. Altra cosa però è fare intendere che tali agenzie rappresentative siano per loro natura viziose o superate e che quindi sia un bene eliminarle del tutto, sostituendole con una sorta di assemblea permanente della piazza, dell'officina o del computer. 

Questi sono errori o orrori che, dopo l'esperienza del fascismo e delle sue ben note sparate contro le aule sordide e grigie del Parlamento, accompagnate dalla riduzione del sindacato a mero strumento di regime, si pensavano superati per sempre. 
Non è così e bisogna paradossalmente ricordare che nessun lavoratore sarà più libero o più felice senza gli attuali sindacati: chi sostiene il contrario mente o è un pericoloso illuso. Di fatto costui non ha la benché minima idea di come si possano rappresentare gli interessi di chi lavora in modo giusto ed efficace e infatti non dispone di alcuna proposta teorica o pratica comprensibile: si limita a dimenarsi e a sbraitare contro tutto e tutti per il divertimento serale di chi non ha voglia di ragionare e preferisce invece sfogare la rabbia o farsi una bella risata.
C'è un altro modo palesemente truffaldino di sfruttare i sentimenti popolari dell'anti-politica. Esso consiste nello smarcarsi dai reali problemi della politica e dalla dialettica dei partiti per sostenere che, di tali problemi, i cittadini non sanno che farsene. A loro, per esempio, non interessano le questioni morali, non interessa se i candidati alle elezioni debbano essere persone che non hanno subito condanne o che non hanno procedimenti penali in corso (ottima mossa per giustificarsi se, a propria volta, ci si allea con chi ha debiti con la giustizia o si propongono a propria volta personaggi che il buon costume politico suggerirebbe di non candidare).  I cittadini, si dice, hanno ben altri motivi di preoccupazione ed è di questi che si promette di farsi carico una volta eletti. In proposito si fanno annunci altisonanti e suggestivi, senza confessare che non esiste alcuna possibilità di renderli effettivi. Anche qui si gioca sull'equivoco. E' ben vero che chi ha perso il lavoro o non lo trova, vive nel presente  irresolubili situazioni di angoscia e mortificazione profonda. Il fatto di venire a sapere quanti condannati dai tribunali, quanti faccendieri rozzi e ignoranti, quanti professionisti e professioniste del malaffare siedono in Parlamento non porta sollievo alcuno alla sua situazione; ma fargli credere che tutto ciò non abbia nulla a che fare con le sue sventure, perché ci si può occupare di esse in modo diretto ed efficace senza passare per i tradizionali canali della politica nazionale, è un clamoroso inganno.
Quando giunge a questi ed altri estremi l'anti-politica è solo l'anticamera di una qualche forma di fascismo. I diretti interessati mostrano indignazione di fronte a questa accusa. La respingono o la trovano antiquata e non pertinente; destra e sinistra, conservatori e progressisti: cosa d'altri tempi dicono. Ma basta ascoltarli e osservarli attentamente, basta non sottovalutare certe uscite o certe gaffes, e si ritrovano gli argomenti del primo Mussolini o i suoi dimenamenti isterici sul fatidico balcone.

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