lunedì 12 maggio 2014

Nascista del populismo digitale: Il modello organizzativo eterarchico (Par. 24) by Obsolete Capitalism


Il modello organizzativo eterarchico (Par. 24)

(Febbraio 2013. Nascista del populismo digitale) - Scarica l'intero saggio in PDF

Il network, la Rete, anche nella sua declinazione social non può avere una struttura gerarchica. Il network deve essere necessariamente orizzontale: è nel suo DNA. Il web non ha ragione d’essere se non nella sua costitutività realizzata da nodi, archi, connessioni. Il modello organizzativo top down non può dunque essere perseguito. La rigidità dell’organizzazione del partito classico “fordista-taylorista” è pertanto rifiutata dal populismo digitale nel nome di un “governato” disordine, utile però a fronteggiare la non-prevedibilità dei sistemi complessi. Per il M5S è necessario un modello sperimentale, un prototipo organizzativo che tenga insieme l’orizzontalità dei social network e la necessità di un indirizzo da remoto, quanto mai discreto. Le risposte di Casaleggio alle domande del nuovo modello sperimentale, oltre alle logiche googliste che compongono lo scenario principale, saranno l’eterarchia e l’autopoiesi. E’ una scommessa difficile da sostenere e da vincere. Persino le aziende dot-com e 2.0 sono “tradizionali” nel loro modello aziendale gerarchico. Una rete sociale, composta da persone reali e non da trolls o fake è una sorta di sistema vivente. Al suo interno convivono emozioni, spontaneità, accumulazioni di esperienze, interconnessioni e  differenziazioni. Come governare queste caratteristiche senza la presenza di una leadership forte, di un modello “eroico” condiviso sia dal populismo analogico sia dai più tradizionali partiti novecenteschi? La risposta di Casaleggio risiede nel modello eterarchico di organizzazione. E’ noto che eterarchia non significa né gerarchia né anarchia. Essa prevede una posizione più sfumata, quasi nascosta, di leadership, come nella migliore tradizione dell’hidden agenda dell’ideologia di Internet. Il modello eterarchico è policentrico, moltiplica i punti di potere e le multipolarità non diventano gerarchicamente subordinate al vertice. All'interno del M5S infatti, i continui assestamenti e le ondivaghe frizioni tra i gruppi parlamentari e il nucleo di smart marketing della Casaleggio Associati, o tra la comunicazione militante, quella parlamentare e il blog di Grillo, o ancora tra gli attivisti del Meetup e i rappresentanti eletti nelle varie tornate elettorali, hanno rappresentato autonomi punti di potere in conflitto tra di loro. E’ un panorama caleidoscopico, quello del M5S: a vittorie parziali dei singoli segmenti di potere seguono autonomie decisionali, a cui a loro volta succedono prevaricazioni e normalizzazioni, richiami all’ordine ed espulsioni. L’autonomia e il potere politico-comunicativo del singolo militante o del singolo cittadino-deputato sono fortemente compressi e limitati dalla non-linearità strategica perseguita dalla Casaleggio Associati. Il modello organizzativo sperimentale eterarchico del M5S è in fase di test e di assestamento empirico: ogni attività politica del populismo digitale, tra il 2013 e il 2014, ha mostrato quale iato profondo sussiste tra una visione eterarchica reale e una pratica falsamente eterarchica, quale quella applicata dal duumvirato Grillo-Casaleggio. Lo slogan coniato per le masse pentastellate - uno vale uno - teso a glorificare il potere decisionale egalitario del singolo cittadino-utente, è contraddetto dalla realtà empirica che mostra un sostanziale autoritarismo del binomio Grillo—Casaleggio.

Painting: Stelios Faitakis

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