venerdì 5 giugno 2015

Per una teoria delle minoranze: Il consenso modulato e il de-popolamento - Parte V - (tratto da Archeologia delle minoranze: Intervista con Franco Motta - uscita prevista Settembre 2015)


Il consenso modulato e il de-popolamento

( Parte V di « Per una teoria delle minoranze » )

di Obsolete Capitalism

Nelle democrazie occidentali la frontiera storica tra maggioranza e minoranza passa innanzitutto dai sistemi puntuali di configurazione delle forme di pressione di gerarchie al potere. Affermare che le azioni dedicate all'uniformità sono sempre in atto, in un dato momento storico, da parte delle gerarchie disciplinanti, significa che un nucleo centrale di significati, valori, idee, norme e pratiche, espressione della 'supposta' maggioranza, non è negoziabile da alcun segmento della società. "Se tutto fosse negoziabile", afferma Rorty (Un'etica per laici, 2008) "il discorso normale sarebbe impossibile". Il consenso modulato come cemento del nucleo centrale della cultura di 'maggioranza' e come atto di difesa delle gerarchie installate nelle cerchie più ristrette del potere non è il prodotto di un accordo diretto, grazie al mandato elettorale, tra élite e popolo, volto a eliminare i potenziali conflitti sociali tramite redistribuzioni di beni e servizi, bensì un processo continuo di influenza, trasformazione e purificazione della mentalità singola, di gruppo e collettiva. Paul Virilio definì de-popolamento (L'insécurité du territoire, 1976) l'azione metodica di 'bombardamento' incessante della sfera sociale, privata delle proprie specifiche tradizioni, anche ideologiche, attraverso un'azione di livellamento delle credenze e degli stili di vita precedenti, il cui fine ultimo era l'elusione del dissenso e della devianza, e successivamente, il dispiegamento di strategie di consenso modulare sul popolo de-popolato. 'La concretezza del potere' - afferma l'urbanista francese - 'viene salvata dalle sue Istituzioni, non per il loro funzionamento precario, ma grazie alla loro mera esistenza. Quando cederà l'ultima barriera, allora il corpo sociale cadrà come una massa informe di materia vivente (...)'. E' dunque il cedimento, sempre imminente e in tutti i punti del sistema, che genera la coscienza catastrofica che attanaglia tutte le élite dominanti, le quali, a loro volta, originano a propria difesa, non solo i dispositivi normativi e i poteri disciplinari, ma anche le ondate costanti di pressione per omogeneizzare il corpo sociale. Il potere delle minoranze s'insinua qui, nella costituzione della minoranza come soggetto negoziante, nell'apertura di un processo di dialogo negoziale, nell'individuazione di una strategia di negoziato, nella scelta dei themata di scambio, nella costruzione di spazi di negoziazione intraistituzionale pensati come ambienti di depressurizzazione e nell'invenzione di veri e propri anti-oggetti maggioritari

Serge Moscovici è stato il teorico riconosciuto delle forme di minoranza che affrontano il conflitto negoziato con la maggioranza. Perdente nei comportamenti collettivi manifesti, la minoranza, per Moscovici, si dimostra vincente nei comportamenti individuali latenti in quanto lavora silenziosamente nell'ombra della psiche soggettiva del singolo.  ( segue QUI )

(tratto dall'e.book Archeologia delle minoranze. Intervista con Franco Motta su "Elogio delle minoranze" - in uscita a Settembre 2015)

picblog: Ryoichi Kurokawa - Syn_2014 (fragment)

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