lunedì 15 giugno 2015

Struttura e serie nell'Elogio delle minoranze - Parte XV di «Per una teoria delle minoranze» - (tratto da Archeologia delle minoranze: Intervista con Franco Motta - uscita prevista Settembre 2015)

Struttura e serie nell'«Elogio delle minoranze»

di Obsolete Capitalism

Dopo aver indagato alcuni elementi di una teoria delle minoranze ancora in fase di abbozzo, torniamo all'operato degli estensori dell'Elogio delle minoranze utilizzando alcune delle griglie analitiche che abbiamo individuato nel nostro breve percorso tra strutturalismo e post-strutturalismo. Analizzando infatti la struttura del libro vediamo che la controparte con cui si confronta, di secolo in secolo, la minoranza virtuosa è, grosso modo, la società italiana nel suo complesso e in particolare le sue retrive élite dominanti, definite "maggioranza" in ossequio a un pensiero assodato - ma sul quale non concordiamo - per cui le gerarchie al comando non sono altro che le specchiate espressioni, sia formali, che sostanziali, del corpo profondo del mondo italiano cristallizzato in quel dato momento storico. Le classi dirigenti, a partire dal XVI secolo, svolgono una doppia funzione negativa sulla società italiana: nella fase di azione e formazione dello strato storico, le gerarchie sono l'esatta rappresentazione di pregi e vizi del corpo sociale, ma nella fase di retro-azione e stratificazione le gerarchie "forgiano" la fisionomia del popolo, plasmando la "maggioranza" degli italiani e delle loro istituzioni a propria immagine e somiglianza. Utilizziamo il blocco semantico "società italiana" o "mondo italiano" in quanto, nella realtà dell'opera presa in esame, Franco Motta analizza lo strato "civiltà italiana dell'età classica dei molteplici Stati-nazione peninsulari" mentre Massimiliano Panarari analizza lo strato "nazione-Stato Italia". 
I due autori sostengono, infatti, che i due strati sono oppressi allo stesso modo da poteri che co-evolvono all'interno di un'unica matrice sociale, la società italiana, e ritengono che il potere delle classi dirigenti espresso dalle varie nazioni italiane, o il Potere tout court che governa la civiltà italiana del XVI, XVII e XVIII secolo, si estenda senza traumi e si sviluppi senza rotture durante il XIX e XX secolo nella neonata nazione italiana. 
Possiamo, dunque, etichettare come A l'insieme delle maggioranze, ovvero dei poteri inscalfibili delle élite italiane che si susseguono in tutti i sei periodi, o punti, temporali delle maggioranze esaminate, dato che i due autori vi riscontrano una sostanziale omogeneità (A1 è uguale ad A2, A3, A4, A5, A6); ovvero, il Potere italiano degli ultimi 450 anni è fondamentalmente invariato nelle sue componenti, diventando così un blocco omogeneo gerarchizzato e stratificato sino ad ossidare. Si tratta di un Oggetto Totale, un monolite di forze secolarizzate e clericali intrecciate e indissolubili.

Per converso, le sei minoranze esaminate appartengono a sfere affatto diverse della società italiana: religiosa, scientifica, politica, professionale, economica e intellettuale. Assegniamo all'insieme B, le minoranze virtuose, gli elementi B1 (eretici), B2 (galileisti), B3 (giacobini), B4 (igienisti), B5 (cooperatori social-riformisti) e B6  (liberali). Abbiamo dunque due serie, la serie delle maggioranze contrassegnata da A, e la serie delle minoranze contrassegnata da B. Cartesianamente abbiamo sei coppie ordinate che si confrontano (A1B1, A2B2, A3B3, A4B4, A5B5, A6B6); si tratta, in realtà, di un falso isomorfismo in quanto le due strutture non corrispondono. L'insieme A, infatti, comprendente la serie di punti-nodi A1, A2, A3, A4, A5, A6  è sostanzialmente monomorfo mentre l'insieme B è polimorfo in quanto i sei punti-nodi B1, B2, B3, B4, B5, B6 hanno componenti affatto eterogenee tra loro.  ( segue QUI ) 

(tratto dall'e.book Archeologia delle minoranze. Intervista con Franco Motta su "Elogio delle minoranze" - in uscita a Settembre 2015)

picblog: Ryoichi Kurokawa - Syn_2014 (fragment)



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